Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo a Pomeriggio Cinque, ha spiegato l’interesse e la responsabilità dell’Italia nel partecipare alla missione in Libia.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini interviene, in collegamento telefonico a Domenica cinque per chiarire la posizione italiana, a poche ore dalla deflagrazione del conflitto internazionale con la Libia. «Se la Libia esplode, esplode in ogni caso, a un passo da casa nostra, ed è quindi evidente che più siamo coinvolti per riportare la pacificazione e nell’impedire le violenze contro i civili, meglio è», ha detto, intervistato da Claudio Brachino.
Secondo il titolare della Farnesina, il nostro coinvolgimento, non può che essere totale e senza fraintendimenti: «non possiamo fare un passo dimezzato rispetto agli altri per la nostra professionalità, la nostra esperienza, ma anche la nostra posizione geografica». Scopo del nostro intervento, assieme alle forze internazionali, è quello di «proteggere i civili libici dagli attacchi indiscriminati delle forze di Gheddafi». In questo, l’iniziativa italiana è implicita nella sua storia: «l’Italia ha una tradizione storica di protezione e di difesa dei diritti umani, dei diritti dei civili e non potevamo rimanere indietro in un momento come questo».
Esiste anche un interesse strategico nel nostro apporto alla guerra: «Penso all’ipotesi – continua Frattini – di un impatto migratorio grave: se vi fosse un grande flusso di migrazione dalla Libia verso l’Italia, è evidente che se noi ci fossimo defilati e fossimo stati alla finestra, se avessimo detto ai francesi, agli inglesi o agli americani andate avanti voi che noi stiamo fermi a guardare, con quale forza noi potremmo chiedere poi di condividere il peso dell’impatto migratorio?».