Il ministro della Difesa La Russa parla dei futuri obiettivi della guerra in Libia, spiegando nostra posizione sulla leadership delle operazioni e i rischi corsi dall’Italia.

Il prossimo obiettivo, secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, è far sì che l’operazione congiunta dei Paesi che hanno deciso di bombardare la Libia in applicazione della risoluzione Onu che consente un impiego limitato della forza, passi sotto il comando della Nato. «Altri Paesi della coalizione la pensano come noi – ha aggiunto La Russa – ma su questo non c’è una totale condivisione. La linea di comando della Nato è collaudata, gli assetti sono già prestabiliti e determinati. La qualità degli interventi avverrebbe in maniera più chiara e trasparente. È un desiderio di non facile ottenimento. Come noi si sono espressi gli inglesi, i canadesi e gli stessi Stati Uniti, anche se con una posizione meno decisa».



In mattina, da Bruxellese, il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva anticipato la medesima posizione: «Vogliamo implementare il cessate il fuoco, insieme alla Lega Araba, senza andare oltre la stretta applicazione della risoluzione. Crediamo che è il tempo dell’azione oltre la coalizione dei volenterosi, verso un approccio più coordinato sotto la Nato, perché ne ha le capacità». La Russa, poi, ha ricordato come sia stato condotto ogni tentativo di moral suasion per impedire l’inizio del conflitto specificando che i Tornado italiani utilizzati per la missione non hanno ancora aperto il fuoco, ma che su ogni futura operazione bellica condotta dall’Italia sarà mantenuto il riserbo per evitare che la fuga di notizie possa essere sfruttata dalle forze governative libiche.



Sull’ipotesi di ritorsioni conto il nostro Paese, il titolare della Difesa è tornato a ribadire: «Non dispongono di missili in grado di raggiungere le nostre coste, anche gli scud lanciati su Lampedusa in passato sono finiti in mare, non sono arrivati alle coste». Ciò non significa che siamo al sicuro: «Il pericolo vero non è costituito dai missili di Gheddafi, ma dagli attentati terroristici libici nel nostro territorio».

Una battuta, infine, sull’ormai famigerato baciamano di Berlusconi a Gheddafi: «Sì, potevamo non baciargli l’anello, figuriamoci se io volevo fare i salamelecchi a lui. Ma quelle erano solo modalità per ottenere un risultato e Berlusconi ha una capacità unica di adattare i propri atteggiamenti al risultato che si prefigge. L’obiettivo valeva bene una parata o un applauso», ha detto riferendosi alla chiusura di un contensioso che durava da decenni e alla regolazione da parte libica dei flussi migratori. 



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