Il vescovo di Tripoli, Mons. Martinelli, interpellato dai microfoni del Tg2, denuncia il precipitarsi nell’impiegare la violenza in Libia, senza tentare la strada della mediazione.

Mons Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli, è decisamente critico sull’intervento in Libia. E’ convinto, infatti, che i raid si sarebbero potuti evitare, che non sia stato fatto tutto il possibile per scongiurare la guerra. Intervistato dai microfoni del Tg2, racconta: «E’ terribile quello che si prova quando in piena notte si sentono gli scoppi delle bombe e delle armi della contraerea». La gente ha paura, spiega il vescovo. I libici fuggono dal Paese, perché si ritrovano in una situazione in cui non si capisce se e quando il conflitto avrà fine.



«Adesso questa massa di Eritrei immigrati che vogliono scappare e non sappiamo come fare» continua Martinelli. «Stiamo cercando la strada della Tunisia, dove ci sono gli uffici delle Nazioni Unite. Qui non c’è nulla. Nessuna assistenza, nessun punto di riferimento se non  la Chiesa». Ciò che più lo interpella, è  l’ipotesi che non sia stato fatto il possibile per giungere ad una riconciliazione, specialmente da parte dell’Italia. «C’è stato un precipitarsi nell’usare la violenza, quando io sono testimone che si stavano cercando delle mediazioni. Mi domando se la stessa Italia non potesse usare la carta della mediazione. Ma non lo ha fatto, e ora vuole usare la violenza».



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