In realtà, nonostante la notizia venga riportata in questo modo da molti media, non si tratta di una vera clinica. Si tratta piuttosto di un centro di raccordo, di incontro, per coppie gay che vogliano adottare o seguire la pratica della fecondazione artificiale. Lo hanno aperto una coppia di donne gay a Birmingham, si chiama Gay Family Web Fertility Center. Aiuto e consulenza per omosessuali e lesbiche vogliano avere dei figli, si cercherà di mettere insieme potenziali genitori e donatori di seme.



La domanda che sorge spontanea è se una iniziativa del genere, che vuole combattere la discriminazione che avrebbero le coppie gay nei confronti della paternità, sia invece essa stessa una discriminazione nei confronti delle coppie eteri.

IlSussidiario.net ne ha discusso in esclusiva con Josephine Quintavalle, esponente di primo piano del movimento pro life inglese. Nel 1994 Josephine ha fondato il Core (Comment on Reproductive Ethics) del quale è direttore, l’osservatorio sulle tecnologie e l’etica riproduttiva, da sempre in prima linea nel combattere la speculazione scientifica sugli embrioni.  “Quella che è stata aperta a Birmingham” spiega Josephine Quintavalle “non è una clinica, una struttura medica. E’ solo un punto di coordinamento per coppie omosessuali che vogliono adottare un figlio. Fa da punto di riferimento, mette in contatto questo persone con i donatori di seme, ma non fa nessun servizio medico. Le due persone che la dirigono, una coppia gay di donne, che ha adottato un figlio, mette a disposizione un punto di incontro”. Dunque non c’è nulla di illegale, non c’è il dubbio che la loro sia una struttura discriminatoria, offrendo un servizio solo per una categoria di persone. Infatti, spiega ancora la Quintavalle, a Londra esiste una clinica famosissima, sita proprio in una zona ricca di centri medici, dove si recano tutte le coppie gay d’Inghilterra.



“Qui basta pagare, e puoi scegliere online o direttamente sul posto i donatori di seme da cui avere un figlio. Ma il problema è un altro, visto che in Inghilterra la legge permette tutto ciò”. Quale? “Il problema è che a noi stanno a cuore i diritti dei bambini prima di tutto. Dobbiamo mettere in primo piani i loro, di dritti, non quelli degli adulti. Non sta a un adulto decidere se il bambino abbia diritto o meno a un padre o a una madre. Noi sappiamo benissimo quello che la natura ha deciso per i bambini”. Ma l’uomo comune, il cittadino della strada, in Inghilterra, che opinione ha di tutto questo?



“Molta gente in Inghilterra è ancora legata a dei valori precisi. Se parli con le persone ti rendi conto che ancora un numero molto grande di persone la pensa così, cioè ritiene che il diritto naturale del bambino sia quello di avere un padre o una madre. Queste sono leggi imposte da una elite che non si cura di quello che pensa la maggioranza delle persone. Esiste ancora tra i cittadini inglesi una coscienza ragionevole che sa che il bambino ha diritto a un’ideale completo e non all’ideale dell’approssimativo come cercano di far passare i gay. Se dici che non hai bisogno di un padre ha fatto una discriminazione, questa è la verità. Lo stesso se dici che il ruolo della mamma non conta: è una discriminazione. Ecco la battaglia che dobbiamo fare per cambiare le leggi che in Europa stanno prendendo sempre più piede”.

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