Sesto giorno di guerra a Gheddafi. Anche stamattina verso le 5 e 30 aerei della coalizione occidentale hanno compiuto missioni che comprendono la stessa città di Tripoli. Ad alcuni giornalisti sono stati mostrati una ventina di cadaveri: i miliziani di Gheddafi sostengono si tratti di civili uccisi dai bombardamenti della coalizione. L’offensiva contro la capitale dei ribelli, Bengasi, si è fermata.



Ieri sera la presidenza francese ha espresso soddisfazione per come stanno andando le operazioni: “Possiamo essere fieri di quanto è già stato realizzato in Libia con l’operazione militare della coalizione internazionale”. La Francia ha anche voluto spiegare il motivo della repentina decisione di attaccare: salvare Bengasi dall’attacco, ridurre il numero delle vittime civili e la forza militare di Gheddafi. Adesso spetterà al popolo libico, dice Sarkozy, e solo a lui, decidere il proprio futuro. Restano però tutti i nodi diplomatici relativi a questa guerra. La Francia ha acconsentito che la Nato abbia un ruolo di comando tecnico e militare, ma nessun ruolo politico. Il nostro ministro degli esteri Frattini polemizza: “Era necessario partire con una azione urgente per evitare danni gravissimi ma ora dobbiamo tornare alle regole con un unica catena di comando unificato alla Nato”.



Per Frattini, non si tratta di fare la guerra, ma impedire la guerra. Oggi nuovo vertice per decidere come gestire le operazioni. All’Italia è già stato affidato il comando navale per gestire l’imbargo di armi a Gheddafi. Gli insorti intanto hanno fatto sapere che la loro intenzione è quella di rovesciare del tutto Gheddafi perché la Libia è unica e indivisibile e la sua capitale sarà sempre Tripoli. Nessuna ipotesi dunque di una separazione della Cirenaica ribelle dal resto del paese.

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