Senza mezzi termini o peli sulla lingua, il primo ministro russo Vladimir Putin critica duramente i Paesi della coalizione che hanno aperto il fuoco sulla Libia per cacciarne il dittatore. E si chiede chi abbia dato il diritto all’occidente di pensare che possa legittimamente pensare di far fuori Gheddafi. Putin, in particolare, ha sottolineato come l’applicazione della no Fly Zone non contempli in nessun modo l’ipotesi di far fuori il leader libico, ipotesi, invece, che da ormai un po’ di tempo non è più considerata un tabù dagli Stati che partecipano ai raid. «Hanno detto che non volevano uccidere Gheddafi. Adesso alcuni dicono: “si, stiamo tentando di uccidere Gheddafi”. C’è mai stato un processo? Chi si è arrogato il diritto di giustiziare quest’uomo?», ha chiesto il numero uno del Cremlino riferendosi ai bombardamenti Nato contro il bunker del Colonnello. La Russia ha inoltre reso noto che non appoggerà una nuova risoluzione Onu che legittimi un’ulteriore implementazione dell’uso della forza nella guerra in Libia. In mattinata il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha fatto sapere che il suo Paese non firmerà alcun documento che «porti a un’ulteriore escalation della guerra civile in un modo o nell’altro, compreso l’intervento straniero». Mosca, tuttavia, potrebbe sottoscrivere un testo che sancisca «la fine immediata di ogni violenza, spargimento di sangue, uso della forza e azione militare e che inviti tutte le parti a sedersi a un tavolo negoziale». Il Cremlino, che nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu mantiene il diritto di veto, in quanto ne è membro permanente, sulla risoluzione 1973 che stabilì la no-fly zone sulla Libia e l’impiego di raid mirati, si astenne. La posizione assunta fu molto apprezzata dagli Stati maggiormente interventisti. Questa volta, evidentemente, metterebbe i bastoni tra le ruote all’avvallo da parte dell’Onu di operazioni il cui maggior uso della forza consisterebbe nell’utilizzo di truppe di terra. Nel frattempo, l’Italia si coinvolgerà nelle operazioni su tutta la linea. Dopo l’incontro con il presidente Sarkozy, il premier Berlusconi ha fatto sapere che i nostri aerei bombarderanno la Libia. Il capo dell’esecutivo ha assicurato che si tratterà di lanci di razzi ad alta precisione su obiettivi mirati che escludono la possibilità di fare vittime tra i civili.
In ogni caso, tra le fila della maggioranza serpeggia il malumore. Anzitutto della Lega Nord, da sempre contraria all’intervento e tenuta in disparte sulla decisione di effettuare dei raid. «Non sono d’accordo sui bombardamenti in Libia» ha dichiarato Umberto Bossi. «Le guerre – ha aggiunto – non si fanno e comunque non si annunciano cosi». Secondo il leader del Carroccio «Il premier dirà pure che Gheddafi ci riempie di clandestini, ma io non sono d’accordo sui raid. Dobbiamo pensare, poi, che se bombardiamo poi ci tocca ricostruire».