Oggi è l’anniversario della tragedia di Chernobyl. 25 anni fa, in Ucraina, si fondeva il nocciolo del reattore nucleare numero 4. Oggi il Paese commemora le vittime, 4mila, ufficialmente, centinaia di migliaia, considerando le morti indirette non dimostrabili, tuttavia, ufficialmente.
L’incidente causò un’esplosione che causo lo scoperchiamento del tetto, con la fuoriuscita di una nube tossica che si diffuse in tutta l’Europa per i successivi 14 giorni, con effetti, in parte, tuttora rilevabili. L’incidente avvenne esattamente all’una, 23 minuti e 44 secondi. Allora, i sistemi di sicurezza vennero disattivati per l’esecuzione di un test. Furono violate tutte le norme di sicurezza, fin quando non si verificò la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a pressioni talmente elevate che le tubature del sistema di refrigerazione del reattore si ruppero. L’idrogeno, entrato in contatto con la grafite incandescente delle barre di controllo esplose, scatenando un violentissimo scoppio. Si liberò una radioattività tra i 50 e i 250 milioni di Curie, una quantità corrispondente a circa cento volte quella provocata dalla bombe di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Ieri, in Ucraina, alle 1.23 locali, sono iniziate le celebrazioni locali. Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa, in via del tutto eccezionale, ha presidiato la cerimonia di commemorazione delle vittime, facendo risuonare, come da tradizione, la campana di Chernobyl.
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