Il colonnello Gheddafi si è detto disposto al cessate il fuoco. Tranne che con l’Italia. Anzi. In un discorso alla tv di Stato ha fatto sapere che intende attaccarci.
«Tra noi e l’Italia è guerra aperta», ha dichiarato, accusando il nostro governo di attuare la medesima politica colonialista e fascista dei tempi dell’occupazione. Riferendosi alla decisione italiana di coinvolgersi maggiormente nelle operazioni belliche, partecipando ai raid aerei, ha detto: «Con rammarico prendiamo atto che l’amicizia tra i due popoli è persa e che i rapporti economici e finanziari sono stati distrutti». Parlando del premier, poi, ha aggiunto: «Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine». E ancora. «avete commesso un crimine, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano». Il discorso del rais, come di consueto, è apparso a tratti delirante: «Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, né tanto meno la democrazia? Dov’è il Trattato di amicizia? Dov’è il divieto di aggressione contro la Libia da parte dell’Italia? Dov’è il parlamento italiano? E il governo italiano? E il mio amico Berlusconi?». Il despota, negli ottanta minuti del suo discorso, ha fatto sapere che non lascerà il potere. Ma, contemporaneamente, ha espresso la volontà di aprire i negoziati con Francia e Usa. «Paesi che ci attaccate – ha continuato -, fateci negoziare con voi. Noi non li abbiamo attaccati, non abbiamo oltrepassato i loro confini, perché loro ci stanno attaccando?». E ha concluso: «Siamo i primi ad accogliere un cessate il fuoco, la porta alla pace è aperta». La Nato, dal canto suo, per bocca di un alto funzionario, non si lascia incantare e replica: «Servono fatti, non parole». Le operazioni «proseguiranno fino a quando gli attacchi e le minacce contro i civili non finiranno».
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