Riconoscendo il costo che l’inesorabile crisi nucleare ha avuto sulle vite e sui mezzi di sussistenza delle persone, il proprietario della centrale nucleare giapponese colpita dal terremoto ha messo a disposizione del denaro per alcune delle persone nell’area delle radiazioni, un’offerta che una cittadina ha però deciso di rifiutare.



«RISARCIMENTO INSUFFICIENTE» – Un funzionario della Tokyo Electric Power Company (Tepco), che gestisce la centrale di Fukushima Daiichi, ha dichiarato che l’utility ha presentato un’offerta simbolica ai residenti di dieci comunità vicino all’impianto atomico. Dal 31 marzo Tepco ha iniziato a erogare la somma a nove di loro. Ma la città di Namie ha rifiutato il denaro di Tokyo Electric, con un funzionario locale che l’ha definita un tentativo insufficiente di riparare a una qualità della vita e a un reddito gravemente ridotti in seguito all’incidente nucleare.



«ABBIAMO PERSO TUTTO» – «La nostra gente sta soffrendo, e sfortunatamente tutto ciò che abbiamo costruito è andato perduto – ha dichiarato il sindaco Tamotsu Baba alla Cnn -. Dove sono le loro dirette scuse? Perché la somma non ammonta certo a un granché…». Tokyo Electric ha replicato che l’ammontare è un pagamento simbolico iniziale, non certo una compensazione per le perdite sostenute a causa dell’incidente nucleare a Fukushima Daiichi. E ha promesso che i risarcimenti danni arriveranno in seguito, dopo averne stabilito l’entità causata dalle contaminazioni radioattive in buona parte dell’area circostante. Anche se resta tutto da dimostrare che Tepco abbia delle responsabilità per quello che è avvenuto in seguito allo spaventoso terremoto e allo tsunami che hanno flagellato il Giappone.



12 DOLLARI A TESTA – La società ha definito l’offerta iniziale un «pagamento per le loro sofferenze» e non ha intenzione di precisare quale sia l’ammontare del denaro offerto a ciascuna comunità. Ma Kousei Negishi, il manager per gli affari generali di Namie, ha dichiarato che si trattava di 20 milioni di yen, circa 12 dollari per ciascuno dei 20mila abitanti della cittadina. Questa somma di denaro, ha dichiarato Negishi, «non è sufficiente». Ed è logisticamente difficile costringere le amministrazioni locali a distribuire il denaro, la cui responsabilità per Negishi dovrebbe spettare alla Tokyo Electric. Diversi funzionari provenienti da Fukushima, la prefettura che include la centrale danneggiata, hanno riferito all’ufficio del primo ministro, Naoto Kan, le loro lamentele sulla società e sulla zona di evacuazione.

DANNI MILIARDARI – «Non sappiamo se Tepco riesce a rendersi conto di ciò che stiamo attraversando», ha dichiarato Katsuya Endo, sindaco di Tomioka, una delle città che è stata evacuata subito dopo l’incidente. La società ha fatto sapere che la soluzione andrà elaborata tra la stessa Tepco e il governo giapponese, che ha promesso di aiutare la principale utility giapponese durante la crisi. Una settimana fa, un rapporto di Bank of America Merril Lynch ha stimato che Tokyo Electric dovrà affrontare richieste di risarcimento danni da mille miliardi di yen giapponesi (circa 12,13 miliardi di dollari) se lo sforzo per la ripresa richiederà due mesi.

LOTTA CONTRO IL TEMPO – A dichiararlo alla Cnn è stato Takayuki Inoue, portavoce da Tokyo per la compagnia finanziaria. E questa cifra potrebbe crescere dai 2.400 miliardi ai 3mila miliardi di yen se l’intervento richiederà sei mesi, fino a 10 miliardi di yen se richiederà sei mesi, e a 10 mila miliardi di yen se ci vorranno due anni. Più probabilmente, decine di migliaia di persone avranno delle legittime rivendicazioni a un compenso. Tra di loro, tutti quelli che non sono stati in grado di lavorare, che sono stati costretti a lasciare le loro case o che per altri motivi hanno visto le loro vite messe sottosopra nella lotta complicata e piena di difficoltà per contenere le emissioni delle radiazioni nell’area, nel suolo e nell’acqua dalla centrale di Fukushima Daiichi.

78MILA EVACUATI – Il governo ha ordinato a circa 78mila persone che vivevano all’interno di un raggio di 20 chilometri dalla centrale di evacuare, a causa delle elevate rilevazioni di radiazioni nell’aria e nel suolo in quelle località. Altre 62mila persone vivevano tra 20 e 30 chilometri, nella cosiddetta «exclusion zone», all’interno della quale è stato consigliato alle persone di rimanere in casa. Namie si trova appena all’esterno di questo raggio di 30 chilometri.

(Pietro Vernizzi)

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