Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si è detto convinto che la minaccia di Gheddafi di portare la guerra in Italia vada presa sul serio. Non si tratterebbe di sola propaganda

Gheddafi, ieri, in un discorso di 80 minuti, ha definito l’Italia e il suo governo criminali. E, mentre ha chiesto a Francia e Usa di negoziare, al nostro Paese ha dichiarato guerra. Il raiss, come spesso accade, è apparso a tratti farneticante. Tuttavia, al di là delle deliranti apparenze, pare che ci sia ben poco da scherzare. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, interpellato a margine dell’inaugurazione di una sede della Lega Nord a Cairate (Varese) ha precisato che «le parole di Gheddafi confermano che la situazione è da tenere sotto controllo, lo stiamo facendo e abbiamo intensificato azioni di verifica sul territorio nazionale». Sulla minaccia del leader libico di portare la guerra in Italia, ha commentato: «ovviamente questa minaccia non va sottovalutata, anche i servizi segreti non la stanno sottovalutando. Non mi sento di dire che la sua è una battuta propagandistica». L’uccisione del figlio del Colonnello, Saif al-Arab (sebbene per  alcuni sia un bluff, dal momento che la Nato non ha dato conferme) «farà arrabbiare Gheddafi ancora di più», dice il titolare del Viminale chiarendo che, dall’inizio delle ostilità «noi abbiamo intensificato le attività di controllo per evitare che succeda qualcosa». 



Maroni, infine, fa presente un ulteriore problema: «In un giorno sono arrivati 3 mila profughi dalla Libia. Spero non accadrà, ma se continua così la mia previsione di 50 mila arrivi purtroppo si realizzerà». E, a quel punto, secondo il ministro, non ci resterà che prendere atto del fatto che siamo inermi: «non possono essere rimandati indietro finché c’è la guerra in Libia e la regola europea è che se i rifugiati arrivano in un paese devono rimanere lì».



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