«L’obiettivo politico dei Fratelli musulmani è raggiungere il 30-35% dei seggi in Parlamento ed entrare a fare parte di un’ampia coalizione, in grado di rappresentare tutti gli egiziani, cristiani e islamici. Tutto ciò che riguarda il futuro del Paese, inclusa l’applicazione della Sharia, sarà discusso insieme coinvolgendo l’intera nazione e cercando il consenso più ampio possibile». Ad affermarlo è Essam el-Erian, vice presidente del partito Libertà e Giustizia, legato ai Fratelli musulmani, che mercoledì ha presentato il suo programma ufficiale e avviato una petizione per chiedere di essere ammesso alla sfida elettorale. Intervistato in esclusiva da Ilsussidiario.net, el-Erian ha escluso invece in modo categorico un’eventuale alleanza politica preferenziale con i salafiti. Sottolineando inoltre che per gli egiziani i turisti stranieri rappresentano la speranza per il futuro e che quindi sono i benvenuti e non corrono rischi.
El-Erian, qual è il significato e l’importanza di questa mossa dei Fratelli musulmani?
Ciò che vogliamo è un nuovo Egitto, in grado di differenziarsi dal passato attraverso libere elezioni. Il nostro primo obiettivo è ottenere il 30-35% dei seggi del Parlamento, per poi confluire in un’ampia coalizione in grado di rappresentare tutte le correnti politiche dell’Egitto e di formare il nuovo governo.
In questa coalizione accetterete anche il partito al-Nahda legato ai salafiti?
E’ molto lontano dalle nostre intenzioni l’idea di formare un’alleanza solo con i salafiti.
Quali saranno le vostre proposte per la nuova Costituzione?
La Costituzione deve riflettere tutti gli egiziani: musulmani e cristiani, uomini e donne, giovani e anziani. Chi elaborerà la nuova carta fondamentale dovrà quindi trovare un equilibrio tra i differenti principi in cui credono i cittadini, stabilendo dei contrappesi per i diversi poteri, garantendo l’indipendenza della magistratura, realizzando uno Stato di diritto, laico e democratico, con un riferimento alla religione islamica.
In che modo avverrà questo riferimento?
Affermando che i principi della Sharia sono la fonte principale della legge, e che questi principi della Sharia valgono sia per gli uomini sia per le istituzioni, a partire dal Parlamento e dalla Corte costituzionale.
La Sharia è presente nella Costituzione egiziana da decenni. Voi in che modo intendete applicarla?
L’applicazione della Sharia spetta al Parlamento e al Consiglio dei ministri, e non al nostro partito. Se saremo al potere, faremo parte di una coalizione. Si tratterà quindi di una Sharia moderata, e non dell’interpretazione estremista portata avanti da alcuni. Il diritto civile egiziano proviene già in larga parte dal background della Sharia: il cambiamento sarà quindi limitato. Anche nel diritto penale sono già vigenti molti principi della Sharia. Quest’ultima non si applica per ora solo per le pene previste dall’Islam per i sette crimini principali (adulterio, diffamazione, consumo di alcolici, furto, apostasia, brigantaggio e trasgressione, Ndr). L’applicazione di queste pene richiederà una discussione approfondita all’interno del Parlamento e dovrà essere rivolta a prevenire questi delitti, piuttosto che a punirli. Noi comunque non abbiamo fretta di raggiungere questo obiettivo e intendiamo prima trovare un consenso generale a livello nazionale sulla legge e sui principi della Sharia.
Ma in concreto che riforme chiederete?
Poco prima di morire, Sadat ordinò al Parlamento di creare una commissione per discutere su come applicare i principi e le prescrizioni della Sharia in Egitto. Conserviamo ancora la documentazione redatta da quella commissione e possiamo discuterla, leggerla e correggerla.
Accetterete i principi cristiani come fonte della legislazione alla pari della Sharia?
La sua domanda riflette la paura dei nostri cittadini cristiani, che hanno uguali doveri e diritti dei musulmani. Ma la verità è che il cristianesimo non ha un proprio sistema di leggi. Quest’ultimo è presente invece nell’Antico Testamento, che però non assume valore normativo neppure nello stesso Stato d’Israele.
Che cosa farete per tutelare l’uguaglianza dei cristiani?
E’ la stessa Sharia a garantire ai cristiani uguali diritti e doveri. E in uno Stato laico, non può essere compiuta alcuna discriminazione.
Abdul Moneim Abul Fotouh, esponente dei Fratelli musulmani, si è detto favorevole a consentire le conversioni dall’Islam al Cristianesimo. Lei che cosa ne pensa?
Fotouh è una figura rispettabile, ma le sue dichiarazioni rappresentano le sue opinioni personali. La posizione ufficiale dei Fratelli musulmani è resa nota attraverso la nostra struttura organizzativa. Discutiamo tutte le opinioni e i punti di vista nella nostra istituzione, e quindi pubblichiamo le nostre dichiarazioni ufficiali sul nostro sito web.
Se vincerete le elezioni conserverete il trattato di pace con Israele?
La decisione spetterà al nuovo Consiglio dei ministri, al presidente e al Parlamento. Tutti gli egiziani amano la pace, ma quest’ultima dipende da scelte bilaterali, e non dalla correttezza di una sola parte. La maggioranza degli egiziani sono quindi convinti del fatto che seguire la politica incoerente del governo israeliano non favorirà affatto la pace. E questo perché finora tutte le guerre arabo-israeliane, con l’eccezione di quella del ’73, sono state iniziate da Israele. Tuttora diverse minacce provengono dalla capitale israeliana, e non da Gaza, dal Sud del Libano, dalla Siria o dall’Iran. Queste minacce non possono costruire la pace nel Medio Oriente.
Che relazioni stabilirete con l’Italia e con gli altri Paesi occidentali?
Con tutti questi Paesi abbiamo una lunga storia di conflitti, occupazioni, riconciliazioni e legami economici. Trovo simbolico che nei tempi antichi Antonio abbia occupato l’Egitto, ma si sia poi innamorato di Cleopatra. Noi egiziani siamo legati alla nostra identità nazionale, ma siamo pronti a stringere la mano e a offrire la nostra cooperazione a tutti i popoli del mondo.
Qual è il programma economico del vostro partito?
Tutti gli egiziani stanno affrontando una situazione molto critica e hanno bisogno di grandi sforzi perché la produzione industriale ritorni a crescere. Molto dipende da come andrà la stagione turistica: se quest’estate un milione di persone sceglieranno l’Egitto per le loro vacanze, questo consentirà al Paese di risollevarsi. Proprio per questo desidero sottolineare che i turisti in Egitto sono i benvenuti e che per loro non esiste alcun pericolo. Tutti gli incidenti che si sono verificati finora sono tra egiziani ed egiziani e sono stati circoscritti, mentre le località turistiche e gli hotel sono sicuri.
(Pietro Vernizzi)