La sconfitta annunciata di Zapatero e del suo Partito socialista si è avverata secondo previsioni. Su scala nazionale il Psoe scende al 28% mentre il Partito popolare sale al 36%. Ma non solo. Dopo 32 anni consecutivi i socialisti perdono il comune di Barcellona. Si è trattato infatti delle elezioni amministrative spagnole con l’esclusione di Catalogna, Paesi Bachi, Galizia e Andalusia. Al momento risultano scrutinati poco più della metà dei seggi, il 53%, ma l’indicazione di voto è chiarissima. Il ministero dell’Interno assegna ai socialisti di Zapatero il 28, 22% delle preferenze contro il 36,25% del Partito Populari di Mariano Rajoy. A Barcellona si impongono i catalani nazionalisti di Convergencia i Unio che arrivano a 41 seggi. A Siviglia invece vince il Partito popolare. I sondaggi danno l’avanzata dei popolari in praticamente tutto il resto delle città in cui si è votato. Nel frattempo continua la manifestazione di protesta degli “indignados”, giovani spagnoli che protestano contro tutto lo schieramento politico senza eccezioni che da alcuni gironi occupano in migliaia una delle piazze centrali di Madrid, la Puerta del Sol.



Zapatero ha ammesso la “chiarissima” sconfitta elettorale ma ha escluso elezioni anticipate generali. Ha detto che bisogna portare a termine le riforme economiche necessarie per il recupero economico. Significativo, oltre alla perdita di Barcellona, anche il crollo socialista in Extremadura dove il Partito popolare ha vinto per la prima volta nella sua storia.



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