Raid della Nato su Tripoli. In pieno giorno. Un raro bombardamento diurno, in Libia, violentissimo, avvertito – riferiscono fonti giornalistiche del posto – distintamente a chilometri di distanza. Le bombe sarebbero state sganciate ancora una volta nei pressi di Bab al-Azizyah, la zona in cui si trova il bunker di Gheddafi. Obiettivo dell’attacco, una caserma della guardia popolare (l’organismo sul quale si base il potere del Colonnello) situata vicina alla residenza del rais. Lo scoppio è stato udito intorno alle 10 locali. Si è trattato dell’ultimo di una lunga serie, dopo che per tutta la notte gli aerei della coalizione hanno bombardato la città, mirando agli obiettivi militari sensibili, come prevede la risoluzione Onu che legittima la missione per «proteggere la popolazione civile». A quanto ha riferito la tv di Stato libica, ci sarebbero vittime tra i civili. Colpita anche la città di Mizda, 160 km a sud di Tripoli. Nel frattempo, Sofia Gheddafi, moglie del dittatore, che ha perduto un figlio in un bombardamento, accusa l’Alleanza di «crimini di guerra». La Cnn l’ha intervistata per telefono. Riferendosi al momento in cui Saif al-Arab èstato ucciso ha detto che non si trovava assieme al figlio «ma mi sarebbe piaciuto esserci perché avrei potuto morire con lui». Poi, ha aggiunto: «mio figlio non aveva mai saltato una preghiera della sera. I missili tentavano di colpirci ogni sera, e i raid iniziavano al momento della preghiera». Secondo la donna, la missione violerebbe la risoluzione stessa, non avendo come reale obiettivo la protezione dei civili; «cerca scuse per colpire Muammar».
Il movimento giovanile libico ha inviato una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, chiedendo sostegno per Yafran e di al-Qalàa, città della Tripolitania occidentale, assediate dal 3 aprile scorso dalle milizie fedeli al Colonnello. «Le truppe di Gheddafi hanno preso specificamente di mira gli abitanti delle due località, minacciando di cancellarne l’intera popolazione», hanno scritto, ravvisando il pericolo «di pulizia etnica». Le due città sono allo stremo, senza energia elettrica, e stanno finendo le scorte di medicinali e cibo.
Da parte del regime non è giunta alla Nato alcuna lettera contenente proposte di un cessate il fuoco.Oana Lungescu, portavoce dell’alleanza, a quanto riferisce l’agenzia distampa Xinhua, ha dichiarato: «Potreste aver letto le notizie di stampa circa una lettera del regime diGheddafi che propone un cessate il fuoco nel Paese, ma a noi non è arrivato nulla». In precedenza si era diffusa la notizia secondo cui il primo ministro libico, Al-Baghdadi al-Mahmoudi, avrebbe inviato una lettera al governo spagnolo chiedendo un accordo per porre fine al conflitto.