Un nuovo 11 settembre, a dieci anni esatti di distanza dal primo. Lo stavano pianificando Osama Bin Laden e Al Qaeda, come è emerso dalle informazioni raccolte dopo il blitz che ha permesso di eliminare il principe del terrore. Per il giorno dell’anniversario dell’attentato alle Twin Tower del World Trade Center, secondo quanto riporta la Cnn, era allo studio – sebbene non fosse ancora giunto alla fase operativa – un nuovo attacco. Almeno da febbraio 2010. Gli obiettivi da colpire, questa volta, non sarebbero stati edifici ma, con ogni probabilità, treni e ferrovie. Sempre a quanto riporta l’emittente televisiva, il dipartimento di Sicurezza interna Usa ha lanciato l’allarme con una nota non secretata, potenziando le misure di sicurezza sulla rete ferroviaria americana.



Contestualmente è emerso come il covo dello sceicco, situato ad  Abbottabad, cittadina turistica a circa un’ora di automobile dalla capitale del Pakistan, Islamabad, fosse tenuto sotto controllo da tempo.  Un team della Cia, in un’abitazione situata poco distante dal compound di Bin Laden, spiava da mesi le mosse e gli spostamenti dei suoi residenti. Un’operazione parallela a quella che ha portato al blitz, costata svariati milioni di dollari, tanto da obbligare la Cia a chiedere al Congresso un supplemento di fondi. La missione degli agenti, inaugurata, pare, intorno ad agosto, era, in linguaggio tecnico, quella di find and fix, «trovare e sistemare»; quella dei militari, invece, di «finire», finish.  Gli 007, attraverso un paziente lavoro di intelligence, hanno raccolto tutte le informazioni che consentissero di identificare le linee di comportamento di Bin Laden e dei suoi uomini, le loro abitudini, attività sospette, orari e la dislocazione degli uomini armati. Sono state queste indagini, ad esempio, a rivelare che viveva nel complesso usciva di rado e bruciava l’immondizia in giardino, invece che portarla fuori nei cassonetti. Il numero uno della Cia, Leon Panetta, ha spiegato che in svariate occasioni era stato avvistato un uomo alto che poteva essere Bin Laden, ma l’ipotesi non è stata confermata.



La missione degli uomini della Cia si è svolta in un contesto quanto mai ostile, determinato dalla tensione tra Pakistan e Usa. Lo scorso 27 gennaio Raymond Davis, funzionario del Consolato degli Stati Uniti a Lahore, uccise a colpi di pistola due uomini pakistani. Si scoprì in seguito che Davis era in forze alla Cia. 

L’agente finì in prigione, mentre venne a galla che i due uomini erano funzionari dell’Isi, il servizio segreto Pakistano, in odore di connivenza con l’estremismo. Per mesi gli Usa rivendicarono la liberazione dell’uomo in virtù dell’immunità diplomatica di cui godeva, mentre il Pakistan continuava a replicare che la giustizia avrebbe dovuto fare il suo corso. Resta da comprendere se Davis, che nel frattempo è stato liberato, fosse implicato nella vicenda che ha portato all’eliminazione di Bin Laden.



Nel frattempo, Mike Rogers deputato repubblicano a capo della commissione intelligence della Camera, spiega che la lotta al terrorismo, grazie alla morte del suo massimo esponente, sta impennandosi: «Gli indizi raccolti durante il raid daranno frutti nella lotta globale al terrorismo nei mesi a venire», ha detto, precisando, in merito alla cattura di Al Zawahiri: «Abbiamo molte informazioni su di lui. Non posso dire che sia imminente, ma credo che ci stiamo avvicinando».