L’immigrazione torna in primo piano. Gli sbarchi di navi dalla Libia sono ripresi e con loro, purtroppo, anche le tragedie. Un barcone che era partito dalle coste libiche, vicino a Tripoli, è affondato all’alba. In questa nuova tragedia avvenuta in mare sarebbero morte numerose delle 600 persone che componevano l’equipaggio, alcuni invece si sarebbero messi in salvo nuotando fino alla riva.
L’imbarcazione è colata a picco perché sovraccarica subito dopo la partenza, quindi non distante dalla spiaggia. Sono stati recuperati i corpi senza vita di donne e bambini anche se ci sono ancora moltissimi dispersi.
Una barca più o meno delle stesse dimensioni e condizioni, partita appena prima, dopo un lungo e faticoso viaggio è approdata a Lampedusa. La terribile notizia ha gettato nello sgomento molte delle persone di questo equipaggio che avevano conoscenti e parenti nella barca che non è riuscita nell’impresa.
La notizia è stata confermata dall’ambasciatore somalo in Libia, Mohamed Abdiqani e riporta alla mente il tragico 7 aprile, quando una tragedia simile avvenne in acque maltesi.
«Bisogna che la guerra finisca e finisca presto, bisogna trovare una soluzione che dia stabilità alla Libia, altrimenti saremo costretti ad assistere quotidianamente ad arrivi massicci di profughi sulle nostre coste», ha dichiarato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, rispondendo alle domande dei giornalisti. «Continuano ad arrivare e temo che aumenteranno, realizzando purtroppo l’allarme che avevo già lanciato».
Se però si leggono le ultime notizie di guerra è difficile essere ottimisti. Lo scontro tra i fedeli di Gheddafi e gli insorti si sta spostando sempre più nei pressi del confine tunisino. Colpi di mortaio esplosi durante i combattimenti sono infatti caduti in Tunisia nella zona di Ghzaya. L’incidente non ha provocato vittime, ma si sta verificando sempre più frequentemente negli ultimi giorni. E, secondo quanto ha riferito la tv araba Al-Jazeera, i jet del colonnello libico Muammar Gheddafi hanno bombardato quattro depositi petroliferi nella zona di Qasr Ahmed, vicino al porto di Misurata, nella Libia occidentale, violando così la fly zone. Notizia che però la Nato ha dichiarato di dover verificare.
Gli insorti libici sostengono che addirittura le forze di Muammar Gheddafi avrebbero utilizzato degli elicotteri con l’emblema della Croce Rossa per posizionare le mine nel porto di Misurata.
Suleiman Fortiya, che a Misurata rappresenta il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) questi elicotteri «avevano l’emblema della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, per questo pensavamo fossero impegnati in una missione umanitaria».



Laura boldrini, portavoce italiano dell’Unhcr, ha commentato la notizia dell’affondamento con queste parole: «Questa ennesima tragedia dimostra come il regime libico sia senza scrupoli e non esiti a mettere a rischio la vita di centinaia di persone facendole partire con imbarcazioni assolutamente fatiscenti e non adatte alla traversata allo scopo di creare pressione migratoria sui Paesi della sponda Nord del Mediterraneo. Gli operatori dell’Unhcr stanno raccogliendo testimonianze di profughi giunti in nottata a Lampedusa che confermano l’avvenuto naufragio di una seconda imbarcazione partita poco dopo dalla costa libica, ma che si è immediatamente spezzata perchè troppo carica».



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