Obama è pronto a sferrare il colpo di grazia a Al Qaeda ma vuole chiarezza da parte del governo pakistano. Il presidente degli Stati Uniti è intervenuto domenica durante il talk show “60 Minutes”, in onda sul canale Cbs, affrontando su vari fronti la vicenda che ha portato alla morte di Osama Bin Laden avvenuta lunedì scorso. L’America è decisa a sconfiggere definitivamente Al Qaeda, anche se Obama sa bene che il terrorismo continuerà a minacciare l’occidente. Chiede chiarezza al Pakistan ed è convinto che una rete di sostegno abbia permesso allo sceicco di rimanere così a lungo nella sua villa a Abbottabad, a pochi chilometri dalla capitale pakistana Islamabad: “Non sappiamo se vi sia stato qualcuno all’interno del governo, gente fuori dal governo e su questo bisogna indagare, e cosa più importante, deve indagare il governo del Pakistan”. Si fa sentire anche il ministro dell’interno pachistano, Rehman Malik, in un’intervista alla televisione panaraba Al Arabiya, in cui dichiara di essere stato avvertito del blitz americano “15 minuti dopo l’inizio dell’operazione”. Il ministro ammette anche le colpe dei servizi segreti pachistani, colpevoli di non aver impedito a Bin Laden di nascondersi a Abbottabad: “È stato un fallimento dell’intelligence. Qualche volta succede, ma voglio rassicurare i nostri alleati che Bin Laden non era protetto da alcuna agenzia governativa”.



Il presidente Obama ripercorre nell’intervista quelli che definisce i quaranta minuti più difficili della sua vita, mentre, con i suoi consiglieri e il vicepresidente, assisteva nella Situation Room al blitz da parte dei Navy Seals. Non erano sicuri della presenza dello sceicco in quella villa, afferma Obama, che intanto riviveva nella sua mente tutti i fallimenti delle operazioni militari americane: gli elicotteri Back Hawk abbattuti dai miliziani nella battaglia di Mogadiscio nel 1993, che poi trascinarono i cadaveri dei soldati americani per le strade; oppure il salvataggio, fallito, nell’aprile del 1980, degli ostaggi americani a Teheran. Obama parla dell’operazione con pochi stretti collaboratori, non lo confida neanche alla famiglia: “Ci sono momenti in cui si può andare in giro e parlare con più persone. Non era questo il caso”, ha detto il presidente, che ora più che mai è convinto di poter chiudere una volta per tutte la pratica Al Qaeda. Parla anche il Dalai Lama, dichiarando che l’uccisione di Bin Laden è stato “un atto giustificato”. Il leader spirituale tibetano ha affermato che per da un punto di vista buddista, la morte dello sceicco è una “cosa triste, ma “per quelli che credono che un nemico sia un nemico assoluto, il punto di vista sarebbe una prospettiva differente”; Bin Laden meritava compassione e perdono, continua il Dalai Lama, ma “perdono non significa dimenticare quello che e’ successo. Se c’e’ qualcosa di serio ed è necessario prendere contromisure, bisogna prendere contromisure”.

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