Continua, in Siria, la repressione violenta delle manifestazioni dei cittadini. Nel nord  del Paese le autorità hanno ripreso il controllo della città di Jisr al-Shughour. L’esercito, inviato dal presidente Bashar al Assad, sta soffocando le rivolte nel sangue di villaggio in villaggio. Nelle ultime ore ad Ariha, a nord ovest, sono state uccise, a quanto riferisce la Bbc, dieci persone ad opera di cecchini, mentre i governativi giustificano le loro azioni affermando di stare dando la caccia a «gruppi terroristici armati». Sono stati inviati carri armati anche ad est. Nel frattempo, la Turchia – il cui premier Erdogna ha recentemente dichiarato di non potere più sostenere la Siria e ha invocato l’intervento dell’Onu – continua ad accogliere migliaia di profughi. Sono giunti a quota 8.538 (2mila son arrivati nella notte)  i siriani che hanno oltrepassato il confine per scampare al conflitto. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha chiesto alla Nazioni Unite di esprimere «una voce forte e chiara che dica al regime di Assad che c’è un’ultima possibilità, senza alternative, di cessare le violenze di fare le riforme». 



Rispetto al nostro coinvolgimento, poi, ha dichiarato: «Francia e Italia sono state le prime a proporre sanzioni contro il regime siriano», denunciando «una riluttanza della comunità internazionale ad adottare una risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».

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