Al Qaeda ha una nuova guida. Dopo l’eliminazione di Osama Bin Laden, succede al governo dell’organizzazione terroristica Aymane al Zawahiri, il medico egiziano, da sempre luogotenente del “principe del terrore” e ideologo del movimento. Per molti la successione era scontata. Zawahiri, non a caso, l’8 giugno scorso era apparso in un video di 28 minuti per annunciare al mondo intero che la morte di Bin Laden sarebbe stata vendicata  «sfidando tutti», da Israele all’America, dall’Europa, all’occidente inteno, combattendo «gli invasori delle terre musulmane», in nome di «una Nazione ribelle che si è risvegliata dal sonno». Il messaggio era stato interpretato come l’avocarsi il diritto di successione. Benché una parte dell’associazione terroristica non si fidasse del medico egiziano, ritenuto da alcuni il traditore di Bin Laden, per la maggioranza era una scelta obbligata. Milita in al Qaeda da una decina di nani. Fu tra le  centinaia di persone arrestata per l’uccisione del presidente egiziano Anwar al Sadat, nell’81, ed entrò a soli 14 anni nei Fratelli musulmani. Partecipò alla resistenza dei mujahidin contro i russi e, in quel periodo, conobbe Bin Laden, con il quale face nascere al-Qaeda. 



E’ considerato responsabile di numerosi attentati terroristici, come quelli alle ambasciate degli Stati Uniti in Kenya e in Tanzania, nel ’98 costati la vita a 250 persone, l’attentato del novembre del 97 a Luxor, dove persero la vita 62 turisti. Dal ’96, gli Usa hanno posto sul suo capo una taglia da 25 milioni di dollari. 

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