La crisi del debito che attanaglia l’Unione europea da parecchi mesi resta la maggiore fonte di preoccupazione per le istituzioni comunitarie. In molti paesi, soprattutto in Grecia, i nostri concittadini sono disorientati e profondamente inquieti per il proprio avvenire e per quello dei propri figli. Dobbiamo continuare a fare il possibile per farli uscire dalla crisi, con uno spirito di solidarietà e responsabilità.
La Grecia ha la possibilità di avere accesso a un ammontare significativo derivante dal fondo di coesione. Dobbiamo accelerare questo processo, con l’intento di dare impulso alla competitività e all’occupazione. La realizzazione del piano di riforme richiede uno sforzo enorme per il popolo greco, l’Unione europea ha il dovere di continuare a dare loro una speranza. Questa speranza oggi si chiama crescita, e i tagli effettuati sono il sacrificio necessario per raggiungere questo obiettivo.
Le nuove regole, che verranno approvate nel mese di luglio, sono mirate a stimolare la competitività dell’Unione europea e a prevenire future crisi economiche e di bilancio degli stati membri. Questo risultato ci avvicina molto a ciò di cui necessita l’Unione europea oggi: finanze pubbliche sane, crescita più intelligente, più trasparenza e responsabilità. Se con l’euro noi siamo stati capaci di dare vita a un’unione economica e monetaria, la parte “economica” è ancora insufficiente e oggi ne paghiamo le conseguenze. L’imperativo deve essere l’utilizzo del metodo comunitario per evitare che i paesi membri vengano meno ai loro impegni, come è già successo in passato.
Quando il Consiglio, insieme al Parlamento, decide sulle regole economiche che i 27 paesi membri devono rispettare, questi non possono chiedere deroghe alla prima occasione. La crisi economica ha il merito di permetterci di imparare severe lezioni dal nostro passato. Quello che dobbiamo attenderci è che, d’ora in poi, sia la leadership della Commissione e delle Istituzioni europee a convincere i governi nazionali a conciliare i nostri ideali con i nostri interessi.
Se il problema che affligge la Grecia non è ancora stato risolto, è anche a causa della pochezza degli strumenti che abbiamo a disposizione. Abbiamo a disposizione l’Unione europea. L’Unione europea, cioè una costruzione, non compiuta, a cui tante volte la nostra fragilità e la nostra paura hanno impedito per di sfociare nell’originario progetto dei padri fondatori degli Stati Uniti d’Europa.
Abbiamo quindi a disposizione un’Unione europea dall’incerta capacità operativa e dal vistoso deficit democratico e non la forza di una costruzione in cui sono individuate con chiarezza le responsabilità degli Stati come quelle di una entità federale. Non esiste cioè uno strumento che, in presenza della titubanza da parte dei governi nazionali, legata a logiche interne, si attiva per realizzare quella che può essere la soluzione dei problemi.
Perché si possano realizzare gli Stati Uniti d’Europa, occorre una leadership che, gettando il cuore oltre l’ostacolo e contrapponendo i cardini del popolarismo ai rigurgiti del populismo ci porti fuori dal guado.