Hu Jia, dopo aver trascorso tre anni in carcere, è tornato libero. Accusato di “sovversione”, la sua uscita di prigione è stata annunciata dalla moglie, Zeng Jinyan. «Dopo una notte insonne, Hu Jia è tornato a casa verso le 2.30 del mattino. Tranquillo, molto felice. Ha bisogno di riposare. Grazie a tutti», è il messaggio che Zeng Jinyan ha affidato a Twitter. Hu Jia è un attivista per i diritti umani condannato nel 2008 poco prima che avessero inizio le Olimpiadi di Pechino, a tre anni e mezzo di prigione. Gli valse la condanna una serie di suoi articoli pubblicati su internet e alcune interviste rilasciate ai media internazionali. Spesso polemico nei confronti del governo, si è speso in favore dei diritti dei malati di Aids ed è stato più volte citato per il premio Nobel per la Pace. A Pechino ha più volte imputato il mancato riconoscimento delle fondamentali libertà, e la soppressione dei diritti umani; l’accusa formale con la quale è stato condannato è stata quella di “incitamento alla sovversione contro lo Stato”.  Si tratta di una scarcerazione che, difficilmente, può essere considerata una liberazione vera e propria. Sottolineano, infatti, l’organizzazione umanitaria internazionale Human Rights Watch (HRW): «Per gli attivisti cinesi la prigione è solo uno dei modi nei quali si può perdere la libertà. Spesso dopo il loro rilascio li attendono gli arresti domiciliari, restrizioni dei movimenti e scomparse forzate». Non a caso, la moglie di Hu Jia, ha aggiunto su Twitter: «E’ molto stanco e non so se più tardi potrà parlare. Ora vorrei veramente che fosse tranquillo, che riposasse, e concedere interviste potrebbe provocargli nuovi problemi, spero che lo capiate».



Di recente le autorità cinesi avevano rilasciato un altro dissidente, l’artista Ai Weiwei, dietro pagamento di cauzione, a tre mesi dall’arresto. Anche a lui saranno poste delle restrizioni circa i movimenti e la possibilità di rilasciare dichiarazioni alla stampa.

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