Sarebbero saliti  a 25 i morti dell’attentato ad una birreria locale di Maiduguri, città settentrionale della Nigeria. Ieri due presunti islamisti hanno lanciato, verso le 17,  alcuni ordigni esplosivi nel locale all’aperto, poi hanno aperto il fuoco contro la folla. Erano in moto e si presume che appartenessero alla gruppo islamista radicale Boko Haram. Approfittando della confusione, sono riusciti a fuggire. Benché la setta non abbia ancora rivendicato l’attentato, le autorità non hanno dubbi sul fatto che le vada attribuita la paternità dell’attacco. Le modalità d’esecuzione sono, infatti, quelle tipiche del gruppo. Si tratta di un movimento che chiede l’applicazione integrale della Sharia, la fonte di legislazione islamica fondata sul Corano. Dichiaratamente antioccidentale, rifiuta inoltre la scienza moderna, la democrazia e l’educazione laica. Attiva dal 2002, si è  già resa responsabile di disordini e attentati. Spesso i suoi attacchi ebbero come obiettivi membri delle forze dell’ordine, politici e religiosi, specie nel nord del Paese. Tra il 26 e il 29 luglio, in particolare, imperversarono in alcune città della Nigeria degli scontri durissimi.  Il conflitto ebbe inizio il 26 quanto alcuni uomini del gruppo attaccarono una stazione di polizia. Nei giorni successivi le forze dell’ordine reagirono con un massiccio dispiegamento di uomini e mezzi. Ne seguirono tre giorni di aspri combattimenti. 



Gli agenti riuscirono a eliminare numerosi membri del gruppo, la cui risposta consistette nel darsi alle rappresaglie contro la popolazione inerme e nell’incendiare alcune stazioni di polizia. Il 28 luglio, infine, le forze governative raggiunsero l’abitazione di Ustaz Mohammed Yusuf, leader della setta. Questi si barricò al suo interno con altri seguaci, ma ebbe la peggio. Fu catturato, imprigionato, e in seguito morì. In quei giorni, persero la vita 700 persone. 

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