L’Europa si troverà a dover fronteggiare una vera e propria emergenza sociale il prossimo anno, quando i tagli imposti al PEAD (Programma Europeo di aiuti alimentari) faranno sentire i loro effetti eliminando in un colpo solo l’80 per cento del cibo che veniva destinato ai più poveri. Il che vuole semplicemente dire che i 15 milioni di indigenti che nel continente usufruivano del programma rimarranno senza cibo. Il PEAD, in situazioni diverse ma tutte di estrema gravità, ha potuto mostrare nella concreta realtà di risultati la sua efficacia  nel risolvere un bisogno primario, quello dell’alimentazione, donando un pasto quotidiano a molte persone che, prima, non l’avevano con certezza. Ma in più ha agito con grande efficacia, forte del coinvolgimento di migliaia di volontari, nel rispondere a quella grande domanda di accoglienza del povero, visto come persona nella sua interezza. Il tutto svolgendo anche una funzione utile ai fini della politica agricola europea. E in realtà la Commissione Europea ha preparato una nuova regolamentazione che cambia le basi legali del programma di aiuto alimentare. Il Parlamento Europeo ha votato a favore del principio di questo regolamento ma sette paesi dell’Unione non ci stanno. Sette paesi condannano 13 milioni di europei alla fame e, fatto ancora più sorprendente, tra quasi c’e anche la Repubblica Ceca che quest’anno ha beneficiato degli aiuti. Il cibo è un diritto umano fondamentale e gli aiuti in cibo che, nel caso dei Banchi Alimentari, risentono già della variabilità delle altre fonti di approvvigionamento (raccolta di eccedenze, collette…) devono essere stabili. Per questo non possono basarsi esclusivamente sugli stock in eccedenza a livello comunitario. E, si noti, la decisione non è stata presa per un problema di fondi, visto che il PEAD è solo l’uno per cento del Budget della Pac (Politica agricola comunitaria). L’immediato futuro, a cominciare dal Consiglio dei Ministri dell’agricoltura di oggi, ci farà capire se gli Stati membri dell’Unione Europea sono più propensi a preoccuparsi di regole, qualunque esse siano, oppure dei poveri e delle conseguenze drammatiche che tali regole hanno sulla loro esistenza.



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