L’Iran sta conducendo test con missili in grado di lanciare testate nucleari. Il paese degli Ayatollah sta effettuando test balistici sotto copertura, lanci di razzi ed esercitazioni da alcuni giorni. La notizia dei test  segreti è stata riferita oggi dal segretario britannico alla Difesa William Hague. Una dura accusa, che se verificata violerebbe la risoluzione 1929 dell’Onu. Si tratta del provvedimento che, ritenendo il Paese potenzialmente pericoloso, vieta agli Stati membri di fornire aiuto di qualunque natura possa contribuire alla creazione di tecnologia nucleare a scopo bellico. Dall’Iran, è giunta immediata la smentita: «Nessuno dei missili testati dall’Iran può trasportare una testata nucleare», ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri iraniano. «Manterremo e continueremo ad aumentare la pressione su Teheran per arrivare a un accordo sul suo programma nucleare», ha ribadito Hague. Nel frattempo,il Paese della rivoluzione islamica ha dato vita ad una seri di esercitazioni di 10 giorni. Ieri son stati lanciati 14 missili, alcuni dei quali della gettata di 2mila chilometri in grado quindi, di colpire basi Israeliane e statunitensi nel Golfo. Le Guardie della Rivoluzione, l’organismo sul quale si fonda la dittatura al governo nel Paese, hanno lanciato, come ha riferito il comandante delle forze aeree dei pasdaran, generale Amir Ali Hajizadeh, missili Zelzal, Shahabs 1 e 2 e Ghadr, versione modificata dello Shahab-3. 



«La portata dei nostri missili è stata regolata sulle basi americane nella regione, oltre che sul regime sionista», aveva  spiegato il comandante che, contestualmente, mostrando a degli esperti russi alcuni droni americani abbattuti nel golfo e dei modelli di cui ne ha copiato la tecnologia, ha aggiunto: «Questi droni sono stati abbattuti in acque internazionali e zone controllate dalla repubblica islamica. Gli esperti russi hanno chiesto di vedere questi droni e noi glieli abbiamo mostrati, oltre ai modelli copiati dai Guardiani della rivoluzione». Tutto ciò avviene mentre si sta delineando una guerra tra l’ayatollah Kamenei e il presidente Mamoud Ahmadinejad per intestarsi il potere maggiore. Guerra oscurata dalle rivolte che hanno colpito, in questi mesi, alcuni paesi arabi e nordafricani. 

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