Il regime, o quel che ne rimane, di Gheddafi starebbe trattando con la Francia. E non con i ribelli. Lo ha affermato il secondogenito del rais, Saif Al-Islam, in un’intervista concessa al quotidiano algerino El Khabar venerdì. «In realtà stiamo tenendo il vero negoziato con la Francia e non con i ribelli». Il regime avrebbe inviato un intermediatore con la Francia. Sorprendente la risposta di Sarkozy, con il quale l’emissario si sarebbe incontrato, che avrebbe sottolineato come il Consiglio nazionale di transizione (Tnc) dei ribelli è stato creato dalla Francia, «e senza il sostegno della Francia, il denaro e le armi, non esisterebbe». Il presidente francese, quindi, avrebbe ribadito che l’interlocutore di Gheddafi non sono i ribelli, ma Parigi e che l’intenzione è quella di creare un governo di transizione. A rendere le dichiarazioni del figlio di Gheddafi credibili, l’invito rivolto ai ribelli, ieri, dal ministro della Difesa francese Gerard Longuet a trattare con Gheddafi prima che questi sia sconfitto. «Abbiamo chiesto loro di parlarsi»,ha detto sottolineando come «la posizione del Tnc è molto lontana da altre posizioni. Ora, sarà necessario sedersi intorno a un tavolo». Dal canto loro i ribelli fanno sapere che non hanno alcuna intenzione di avere a che fare con il Colonnello se prima non si dimetterà. Non si fa attendere la risposta del Dipartimento di Stato di Washington, che in un messaggio replica duramente, anche se indirettamente, alla Francia: «Sarà il popolo libico a decidere come questa transizione avrà luogo, ma noi restiamo saldi nella nostra idea che Gheddafi non possa restare al potere».
Posizioni agli antipodi, quelle di Francia e Usa, che lasciano intendere come l’Alleanza che ha dato vita alla missione aerea contro il regime di Gheddafi, stia incrinandosi sempre di più. In maniera diversa, infatti, entrambi gli alleati mostrano insofferenza e irritazione per un conflitto che si trascina ormai da mesi, constato miliardi di dollari e di cui, ad oggi, non se ne intravede ancora la fine.