Tra la Libia e la Francia ci sarebbero dei contatti. Ma parlare di un negoziato vero e proprio sarebbe un’esagerazione. Il ministro degli Esteri francese Alain Juppé ha riferito che Parigi, in effetti, sta interloquendo con Tripoli in merito all’uscita di scena di Gheddafi, ma al momento non si può certo parlare di accordi. «Ci sono stati effettivamente contatti, non si può parlare oggi di un vero negoziato. Abbiamo ricevuto emissari che ci hanno detto: Gheddafi è pronto a lasciare, parliamone», ha dichiarato il ministro alla radio France Info. Una parziale smentita di quanto riferito da El Khabar, secondogenito del Colonnello, che in un’intervista a Saif al Islam riferiva di scenari bene diversi. Sembrava infatti che un emissario di quanto rimane del regime avesse parlato direttamente con il presidente Sarkozy. Questi gli avrebbe detto che, dal momento che il Consiglio nazionale di Transizione, l’organismo dei ribelli, esiste perché la Francia ha voluto che esista (e gli ha dato soldi e armi), Gheddafi avrebbe dovuto trattare solo con Parigi e non con gli insorti. Dal canto suo, il ministro della Difesa francese, aveva lanciato ai ribelli una segnale impositivo: «negoziate la pace prima che Gheddafi lasci il potere», un condizione finora ritenuta inaccettabile dagli insorti. I quali, nel frattempo, sarebbero sempre più vicini alla presa di Tripoli, roccaforte del Colonnello. Il prossimo passaggio consisterà nella conquista di Asabah, ubicate tra le alture di Nafusa, nei pressi di Garyan. Quest’ultima è una roccaforte delle forze vicine al Rais. Asabah sarebbe anche il luogo in cui vivono o dal quale provengono numerose famiglie vicine al dittatore.
Una volta caduta, i ribelli attenderanno istruzioni dalla Nato. Nel frattempo, uno dei comandanti ribelli, a quanto riferisce l’Ansa, ha fatto sapere che nella città sono «ci sono delle nostre spie. Siamo in contatto con loro ogni giorno. Conosciamo tutte le loro posizioni e quanti soldati ci sono. Si parla di almeno 10 carri armati e alcuni cecchini sui tetti degli edifici».