Secondo il “Wall Street Journal” Rupert Murdoch, il magnate dell’editoria proprietario di News Coirporration, stava pensando alle dimissioni dal suo ruolo da almeno un anno. Ben prima cioè che lo scandalo intercettazioni telefoniche travolgesse non solo il suo quotidiano di punta, il “News of the World”, ma tutto il suo impero editoriale. Al suo posto di amministratore delegato l’intenzione di mettere Chase Carey, “chief operating officer del gruppo”. Murdoch rimarrebbe nel ruolo di presidente, il che nella pratica non cambierebbe le dinamiche interne dell’azienda, ma avrebbe un significato puramente simbolico. Il processo delle dimissioni, alla luce die fatti delle ultime settimane, sarebbe adesso accelerato. Intanto lo stesso Murdoch, il figlio James, l’ex amministratore delegato di News International, Rebekah Brooks, l’ex capo di Scotland Yard Sir Stephenson, il suo vice Yates, compariranno tutti davanti alla Camera dei Deputati per spiegare il loro coinvolgimento nello scandalo che ha scioccato l’Inghilterra. Anche il premier David Cameron, anche lui toccato dallo scandalo, comparirà alla Camera per discutere la situazione.



Lo scandalo intercettazioni intanto ha segnato ieri sera un altro momento cruciale, con la scoperta della morte del giornalista Sean Hore, ex dipendente di News of the World, il primo a tirare fuori le accuse di intercettazioni illegali nei confronti del direttore del quotidiano, Andy Coulson. Al momento, gli inquirenti escludono ogni ipotesi di morte violenta legata in qualche modo alle indagini, ma solo la conseguenza del lungo abuso di alcolici e droghe da parte del giornalista. Certo è che la coincidenza è alquanto inquietante.



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