Due stragi, a pochi chilometri di distanza, e a poche ore l’una dall’altra. Un duplice attentato, venerdì, ha sconvolto il cuore della Norvegia. Il primo è avvenuto alle 15.27, nel centro di Oslo, nella zona in cui sorgono gli edifici ospitanti le principali istituzioni, tra cui gli uffici del primo ministro laburista Jens Stoltenberg. Un’autobomba è stata fatta esplodere sulla strada Akergataa, provocando 7 vittime. 90 minuti più tardi, sull’isola di Utoya, a una trentina di chilometri dal primo attentato, è scoppiato nuovamente l’inferno. Un uomo con una divisa militare e una mitraglietta ha fatto irruzione tra i giovani laburisti radunati per il loro meeting annuale. Ha iniziato a sparare all’impazzata. Alcuni si sono gettati in acqua, altri hanno tentato di nascondersi tra i cespugli. Alla fine sono stati 85 i morti caduti sotto i colpi del mitra. A sparare, un 32enne di nome Anders Behring Breivik. Sarebbe sempre lui il responsabile anche del primo attentato. Conservatore, di fede cristiana, amante della musica classica e dei videogiochi di guerra. Così si è definito sul profilo di Facebook. Apparterebbe ad una setta massonica, la San Giovanni Olaus dei tre pilastri, e avrebbe avuto trascorsi neonazisti. Un profilo ancora da definire. Come lo sono tanti altri punti della vicenda rimasti oscuri. IlSussidiario.net ne ha parlato con Gian Micalessin.
Che idea si è fatto sulla dinamica dei due attentati?
Credo che la prima bomba (pare realizzata con tonnellate di fertilizzante, all’acquisto del quale Breivik aveva accesso, dato che a 150 chilometri da Oslo gestiva un fattoria biologica) sia stata un diversivo. Ha fatto sì che le attenzioni delle forze dell’ordine si concentrassero nel cento di Oslo. Nel frattempo si è potuto spostare indisturbato, giungere sull’isola e fare una carneficina.
Come giudica la risposta delle forze dell’ordine?
Un fiasco totale. L’attentatore ha avuto a disposizione una quantità di tempo incredibile. Basti pensare al numero impressionante di proiettili esplosi o al fatto che ha avuto modo di finire comodamente alcune vittime con un colpo alla testa.
E’ possibile che tutto questo sia stato realizzato da una sola persona?
Mi sembra abbastanza irrealistico. Al momento, tuttavia, non abbiamo prove dell’esistenza di complici. Ci sono alcune testimonianze dei sopravvissuti che dicono di aver visto altre persone aggirarsi sull’isola con una mitraglietta. Ovviamente, in un clima di panico e caos si può fare confusione. Non rimane altro che attendere i riscontri della polizia.
Massoneria, cristianesimo radicale, neo-nazismo: che pista si sta seguendo?
Per ora c’è solo tanta confusione. Le stesse diramazioni ideologiche sono contrastanti. Difficile che uno possa essere un seguace della massoneria, di John Stuart, di Chruchill e del cristianesimo allo stesso tempo. Breivik, poi, ha anche avuto contatti con l’European Defence League, un gruppo europeo anti-islamico di estrema destra. Parliamo di un soggetto con idee molto vaghe e confuse.
Quindi?
Credo che entriamo, semplicemente, nel campo della follia.
E l’idea di un movimento eversivo interno al Paese finalizzato a destabilizzare l’ordine politico costituito?
Mi sembra una tesi parecchio complottistica. Di fronte alla vastità della strage si tenta di rintracciare un filo logico. Temo, purtroppo, che l’unica spiegazione sia quella più ovvia: uno, forse due, massimo tre individui hanno agito insieme animati dalla medesima follia.
Perché crede che siano stati così pochi?
Per la difficoltà a trovare complici con la stessa volontà assassina.
All’interno di una tale follia, qual era lo scopo dell’attentatore?
La sua idea, se vogliamo individuare un movente, potrebbe esser stata quella di aver voluto fare fuori l’intera generazione che costituisce la futura classe dirigente. Breivik ha voluto eliminare i giovani esponenti del partito al potere che considerava colpevole del lassismo e di aver fiaccato il Paese. Si è eretto a difensore della razza.
La Norvegia è attraversata da disagi o contraddizioni legate alla presenza straniera?
Come in tanti paesi del nord affascinati dall’idea del multiculturalismo, anche la Norvegia ha dato libero accesso agli immigrati. Che su 5 milioni di abitanti hanno raggiunto le 150mila unità, molte di più se consideriamo l’immigrazione clandestina. Gli stranieri sono circa il 4 per cento della popolazione, e in gran parte sono islamici provenienti da aree problematiche, tra le più ideologizzate del Pianeta, come Somalia, Pakistan o Iraq. Molti di loro sono passati per i campi dello Jihad internazionale. All’interno del Paese, quindi, c’è una forte componente islamica radicale e questo è fonte di tensioni sociali.
(Paolo Nessi)