Ci sarebbero altre due cellule coinvolte nel duplice attentato che venerdì scorso ha scatenato l’inferno ad Oslo; responsabile delle 93 morti – 7 nell’esplosone di unì’autobomba nel centro di Oslo, le altre nella sparatoria sull’isola di Utoya – non sarebbe unicamente Behring Breivik, il 32enne di simpatie neo-naziste. Lo ha riferito il presidente del tribunale di Oslo Geir Engebretsenm spiegando che Breivik avrebbe parlato addirittura di un’organizzazione al quale le cellule farebbero riferimento. Intanto, mentre si apprende che al mostro di Oslo sono state date otto settimane di carcerazione preventiva, di cui 4 di isolamento totale (giustificate dall’ipotesi dell’esistenza di un’organizzazione), emergono una serie di particolari paradossali e grotteschi. Il criminale, che mentre raggiungeva il tribunale scortato in automobile ha rischiato il linciaggio dalla folla, nonostante una rigidissima morale che lo ha portato a condannare la madre e la sorella per i propri comportamenti sessuali, aveva progettato di festeggiare con una bottiglia di Chateau Kirwan del 1979 e due «prostitute di alto bordo». Sembra, infine, che le forze dell’oridine norvegesi abbiano ridimensionato il bilancio delle vittime.



Le persone uccise sull’isola di Utoya, durante il raduno dei giovani laburisti,  sarebbero 68 e non 85. Il bilancio complessivo, quindi, sarebbe di 76 morti. 

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