In Siria il regime di Assad sta mostrando il pugno di ferro. Gli attacchi sferrati questa mattina ad Hama, a poco più di 200 km da Damasco, e in molte altre città hanno provocato, secondo fonti non ufficiali, oltre 120 vittime tra i civili.
Il leader dell’opposizione, Sheikh Nawaf Al Bashir, è stato arrestato. Era iuna delle figure di spicco della resistenza ad Assad e il capo della tribù di Baqqara, con i suoi 1,2 milioni di persone, la più importante della provincia ribelle di Deir al Zor. Prima della cattura, Sheikh Nawaf Al Bashir aveva dichiarato alla Reuters di aver convinto gli abitanti delle zone sotto attacco a non reagire con la violenza.
Intanto si rincorrono le voci sul massacro in corso. L’esercito di Damasco avrebbe attaccato anche Harak, uccidendo diverse persone, tra le quali una bambina di tre anni. «Hama è abituata ai massacri della famiglia Assad – dicono fonti dell’opposizione – ma a questa tirannia diciamo che più ci uccidete più siamo determinati a farvi cadere. La durissima repressione è un modo per avvisarci del fatto che anche con l’inizio del Ramadan intendono continuare la pressione fino a quando non lasciamo le strade, ma noi rispondiamo che noi continueremo e non ci fermeremo non importa quali mezzi usino contro di noi».
Davanti a queste violenze il governo italiano ha voluto far sentire la sua voce per bocca del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha voluto rivolgere al governo siriano «un forte appello per la cessazione immediata delle violenze contro i civili». Frattini ha definito il comportamento del regime di Assad un «orribile atto di repressione violenta contro i manifestanti che protestano da giorni in maniera pacifica», auspicando che in Siria si possa giungere a una soluzione della crisi, attraverso l’attuazione delle riforme e tramite l’avvio di un dialogo costruttivo con tutte le forze dell’opposizione.
Dello stesso tenore le parole dell’addetto stampa dell’ambasciata americana a Damasco, J.J. Harder, il quale ha definito «senza senso» la ricostruzione delle violenze fornita dal regime siriano. «È un atto disperato. Le autorità pensano di poter prolungare la loro esistenza ingaggiando una guerra aperta contro i loro stessi cittadini».
«Profondamente scioccato» per l’offensiva militare ad Hama il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ha lanciato un avvertimento. Se non ci sarà un deciso cambio di rotta sono pronte nuove sanzioni da parte di tutti i partner europei: «la Germania resta assolutamente convinta che il consiglio di sicurezza dell’Onu dovrà reagire a questa violenza».