Crisi aperta tra Vaticano e Cina. Il vescovo della diocesi di Leshan nominato dal governo cinese è stato scomunicato. Come si sa, in Cina esiste una sola chiesa ufficiale riconosciuta dal governo, la Chiesa patriottica (Associazione patriottica cattolica cinese) la quale nomina direttamente sacerdoti e vescovi. Lo scorso 29 giugno è stato nominato il nuovo vescovo della diocesi di Leshan, Lei Shiyn, che per la chiesa cattolica è un atto unilaterale, che ha addolorato il papa e semina divisione. In Cina infatti i cattolici fedeli a Roma si riconoscono in una chiesa clandestina, spesso perseguitata dalle autorità. Avendo il nuovo vescovo violato il codice di diritto canonico, scatta automaticamente la sua scomunica. Il nuovo vescovo, dice un comunicato diffuso dalla sala stampa vaticana, non ha l’autorità per governare la diocesi in questione. “Se si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica – sottolinea il Vaticano – si devono rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa”. La nomina del vescovo è avvenuta davanti alla presenza di sette vescovi riconosciuti sia dal vaticano che dalle autorità cinesi, ma sembra che che il religioso abbia avuto una relazione con una donna da cui ha avuto anche un figlio. Lei Shiyn mantiene poi rapporti stretti con il partito comunista: è vicepresidente dell’Associazione Patriottica Cattolica Cinese ed è deputato cattolico della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese.
In una intervista rilasciata ad Asia News, il vescovo aveva detto di obbedire alla Chiesa ma di dover anche prendere atto degli interessi della chiesa cinese. Recentemente si segnalano altri due casi. Quello di un altro vescovo che avrebbe dovuto essere nominato dalla chiesa patriottica ma che per le reazioni dei fedeli è stata fermata e quella di un vescovo voluto dal Vaticano che è stato sequestrato dalla polizia cinese.