E’ nato il Sud Sudan. A mezzanotte il Paese ha ammainato la bandiera del Sudan, nel corso della cerimonia a Juba, e ha issato la propria, proclamando ufficialmente la propria indipendenza. Un successo ottenuto dopo una sanguinosa guerra tra il meridione e il settentrione del Paese. Più che una guerra vera e propria, con eserciti schierati in opposte fazioni ad armi pari, una persecuzione del Nord, a maggioranza musulmana, contro il Sud cristiano. Dal ’95 il governo di Omar al Bashir, quando i cristiani si sono ribellati all’imposizione della Sharia, la legge islamica, ha fatto scattare una carneficina senza eguali nella storia. Sono almeno due milioni i morti che ha causato la persecuzione del governo centrale, 4 milioni i profughi. I metodi messi in atto per piegare la popolazione del sud comprendevano stupri di donne e bambini, amputazione degli arti, incendi alle coltivazioni per provocare carestie, bombardamenti di chiese e villaggi, uccisioni e torture. Tra i provvedimenti più recenti di Al Bashir, il rendere costituzionale la crocifissione per gli apostati, i fedeli islamici convertiti al cristianesimo. Lo stesso Al Bashir ha presenziato alla cerimonia seduto nella zona riservata ai dignitari e alle autorità. Assieme al dittatore, nei confronti del quale è stato spiccato un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e genocidi dalla Corte penale internazionale dell’Aja, c’erano il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, l’Ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, il Sottosegretario agli Esteri italiano, Alfredo Mantica. La dichiarazione di indipendenza è stata letta dal neopresidente del Parlamento, James Wanni Igga.
La cerimonia, che si è tenuta nel mausoleo costruito in onore di John Garang, è stata inaugurata da due leader religiosi, uno islamico e l’altro cristiano: «Che Dio doni gioia a tutto il nostro popolo», ha dichiarato l’arcivescovo cattolico Paulino Lokudu. «Oggi, ricordiamo e preghiamo per tutti coloro che ci hanno espresso solidarietà nei lunghi anni di guerra». Al discorso dei religiosi è seguita la parata dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan, composto dagli ex ribelli.