“La caccia ai gruppi di terroristi non si fermerà”. Secondo quanto fa sapere l’agenzia siriana Sana, sarebbero state queste le parole del presidente siriano Bashar al-Assad rivolte al ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu, che sperava una risposta diversa. Il capo della diplomazia turca avrebbe chiesto ad Assad di porre fine alla repressione della protesta popolare a opera del regime di Damasco, ma non solo. Avrebbe anche espresso il proprio disappunto nei confronti del premier turco Recep Tayyip Erdogan che ha definito la crisi siriana “un problema interno alla Turchia”. Questo colloquio arriva dopo le condanne da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del presidente americano Barack Obama ai cinque mesi di sanguinosa violenza operata dal regime siriano, e per protesta gli ambasciatori sono stati richiamati. “Se Davutoglu viene in Siria per consegnare un messaggio dai toni decisi, ne ascolterà uno ancor più deciso da parte nostra sulla posizione assunta dalla Turchia”: così aveva anticipato l’arrivo del ministro degli esteri di Ankara Buthayna Shaaban, consigliere presidenziale siriano ma, anche a seguito dei tanti appelli occidentali, Davutoglu ha tentato comunque di metter fine alla repressione militare delle proteste popolari.
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Intanto è giallo sulle sorti dell’ex ministro della Difesa Ali Habib che, a quanto pare, non sarebbe uscito di scena a causa di un peggioramento della salute ma perché contrario ad una azione repressiva. Il generale, raccontano i siti dell’opposizione siriana, sarebbe stato trovato ieri morto nella sua abitazione anche se non ci sono ancora conferme della notizia. Intanto con il suo successore, Dawud Rahja, per le strade del Paese la violenza continua.