Da tempo cercavo un’occasione per scrivervi e aggiornarvi rispetto alla situazione in Haiti, pensando a tutto ciò che è stato fatto e a ciò che si sta facendo, e pensando a quanto il vostro aiuto e supporto è stato importante. Questo periodo estivo è finalmente l’occasione giusta per farlo. Per noi come per voi, questi mesi estivi sono una sorta di lunga preparazione alla rentree di settembre, alla ripresa delle attivita e della vita civile.



Il terremoto del 12 gennaio 2010 non finisce di restare il punto di svolta della nostra storia qui in Haiti: il segno indelebile nell’animo di ciascuno, le persone care che abbiamo perso, la sofferenza che ha accompagnato i lunghi mesi successivi, sono un marchio che non si è cancellato, e che nessuno di noi vuole cancellare.
Il sentimento che accomuna gli haitiani – e chi come noi si sente legato per sempre a questo popolo da vincoli di amicizia e di destino – è quello di non voler “voltare pagina”, non voler “ricostruire” ciò che c’era prima, come se riprodurre la situazione di prima del terremoto potesse annullarne gli effetti. No. Noi vogliamo (vorremmo) continuare, andare avanti, dal 12 gennaio rialzarci e continuare il nostro cammino, “costruire” qualche cosa di nuovo, non “ricostruire” ciò che c’era, costruire un futuro che tenga conto della nostra storia passata e dei nostri sentimenti presenti.



Queste considerazioni, maturate dai nostri colleghi haitiani e raccolte in mille forme diverse in tante brevi conversazioni di ogni giorno nei mesi dopo la catastrofe, ci hanno convinti a considerare in modo particlare la situazione e il nostro ruolo. Abbiamo fortemente voluto che l’azione dell’Avsi si radicasse nel cammino delle comunità dove operiamo da anni e di cui vogliamo condividere il percorso.

Le scelte che ne sono conseguite sono state importanti dal punto di vista strategico, ma anche come punto di riferimento nelle piccole cose.
Come sapete, per i primi tre mesi del 2010 ci siamo dedicati quasi esclusivamente all’emergenza, alla risposta alle necessita di base, e i beneficiari della nostra azione sono stati esclusivamente i terremotati raccolti nei campi profughi. Migliaia di persone che hanno perso tutto non sono principalmente una scelta strategica, sono al primo posto come un dovere umano, di coscienza.



Non appena la situazione ha mostrato un seppur minimo miglioramento, l’interrogativo del futuro si è fatto pressante. Il terremoto ha distrutto in alcuni casi proprio tutto, ma soprattutto ha annientato in molte persone la capacità di credere nel futuro, di fare progetti. Si è ricominciato a pensare al domani con uno sguardo soprattutto ai propri figli, ai bambini. I minori, così spesso vittima di gravi negligenze, sono stati in molti casi il motore che ha obbligato gli adulti a guardare di nuovo al futuro, a pensare di nuovo al domani. Per i propri figli.

Per questo le attività di Avsi in risposta alla catastrofe si sono in gran parte concentrate sulla risposta alle necessità dei minori: la comunità ci chiedeva questo, manifestava questa grande preoccupazione per i propri piccoli e Avsi ha voluto dare un segno concreto di condivisione e di speranza accompagnandoli nel costruire una risposta a questo tipo di problematiche.

Per mesi abbiamo lavorato sull’identifciazione e sulla presa in carico dei minori vittime del terremoto, con le vulnerabilità piu gravi, prima di cominciare a indirizzare in questo senso anche le opere di costruzione (o “ricostruzione”). Nel corso di questo lavoro, alle vittime della catastrofe si sono via via aggiunti nuovi beneficiari: famiglie provenienti dalla provincia, giunte in città seguendo quel flusso migratorio che ormai da lunghi decenni caratterizza Haiti come molti altri Paesi in via di sviluppo: la gente dalle campagne si riversa inesorabilmente in città, in fuga da una povertà atavica, attratta dal miraggio di una vita migliore, sfuggendo alle categorie delle strategie di intervento costruite a tavolino che considerano troppo poco l’imponderabile fattore umano.

Così, mentre tanta parte dei nostri sforzi internazionali si concentrava sui terremotati e sulla decentralizzazione, tanti haitiani hanno continuato ad affluire verso la capitale, in particolare verso i quartieri piu poveri dove Avsi lavora, ingrossando le fila dei senza tetto e delle persone bisognose di sostegno.

A questa gente, i programmi dell’Avsi hanno attestato la conseuta apertura e disponibilità, forti del principio che il nostro mandato è quello di accompagnare il cammino di una comunità, favorendone lo sviluppo, con la flessibiltà che necessariamente rispecchia quel mistero insondabile che resta il cuore dell’uomo. Ora ci stiamo preparando alla riapertura dell’anno scolastico e civile, prevista per inizio settembre.

Con l’appoggio di tanti sostenitori, pubblici e privati, abbiamo aperto cantieri e realizzato ristrutturazioni e nuove costruzioni, con l’idea di privilegiare il “ritorno alla normalità” dei minori vittime del terremoto, ma senza dimenticare le esigenze della comunità e dei suoi abitanti, vecchi e nuovi.

Otto scuole sono terminate e in corso di equipaggiamento, due in fase di completamento, altre tre in via di realizzazione, una è stata interamente ristrutturata, quattro centri di presa in carico della malnutrizione sono stati realizzati e sono funzionanti, un centro di appoggio psicosociale sara inaugurato a ottobre. Queste strutture permetteranno a circa tremila bambini di riprendere la scuola a settembre e ad altrettanti di essere seguiti nel loro percorso di crescita psicofisica. Un centro di avviamento alle attivita generatrici di reddito (piccole imprese famigliari) è attivo da circa sei mesi e permette ai capifamiglia e ai giovani della comunita di costruirsi un impiego e una fonte di reddito, che in un Paese flagellato da una crisi politica lunga ormai sei mesi, è un importante finestra sul futuro.

Ci prepariamo quindi per settembre, per questo nuovo inizio, che è anche il punto di arrivo di un lungo cammino fatto insieme. A settembre, ad Haiti, la campanella squillerà per tanti, tanti bambini, grazie al sostegno di tanti amici e tante persone che nell’anonimato e lontano dai riflettori e dalle polemiche della cronaca hanno permesso tutto questo. A tutti questi amici, il grazie degli haitiani, quelli che guardano al futuro con la rinnovata fiducia che la vostra amicizia ci permette.

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