Escalation in pieno svolgimento tra Israele, Hamas ed Egitto. Dopo i fatti degli ultimi giorni conseguenti all’attacco terroristico che ha ucciso diverse persone in Israele e il bombardamento effettuato sui territori palestinesi, Hamas dichiara finita la tregua che durava da circa due anni. Non solo: nello scenario si introduce anche l’Egitto che ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Tel Aviv. Motivo la morte di alcuni agenti di confine egiziani, uccisi dagli israeliani durante uno scontro a fuoco con alcuni palestinesi. E’ alta dunque la tensione in Medio Oriente. Dopo essersi pronunciata in tal modo, Hamas ha dato ordine di lanciare alcuni razzi in territorio israeliano, con il ferimento di tre persone. Da quando gli israeliani hanno dato vita alla rappresaglia nei confronti dei palestinesi dopo l’attentato di Eliat (attentato di cui Hamas ha dichiarato di essere estraneo) ai tre bus che trasportavano civili e militari in licenza, i morti complessivi causati dai bombardamenti sarebbero quattordici. Nel computo anche un bambino di 5 anni. Contando i sette morti israeliani (cinque civili e due militari) nell’attacco palestinese, il totale di persone uccise fa diventare questo bilancio il più alto dai tempi dell’operazione Piombo Fuso di due anni e mezzo fa. Preoccupa anche l’escalation con l’Egitto: per la prima volta dal 2000 viene richiamato in patria per consultazioni l’ambasciatore in Israele. Gli egiziani protestano infatti per l’uccisione di tre agenti di confine: “Israele ha condotto un raid in modo casuale che ha portato alla morte di tre soldati egiziani e al ferimento di altri quattro. Il nostro ambasciatore resterà in patria sino a quando Israele non presenterà scuse ufficiali”. Il Cairo fa sapere che d’ora in avanti risponderà con il fuoco a qualsiasi attività israeliana al confine fra i due Paesi e ha chiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta comune egiziana e israeliana per far luce sulla dinamica esatta dell’episodio. Preoccupa anche l’iniziativa presa dal Libano al Consiglio di sicurezza, di cui è membro, dell’. In relazione agli attacchi di Eliat, infatti, il rappresentante libanese ha fatto bloccare una risoluzione che definiva quegli attacchi “terroristici”.



Il rappresentante statunitense ha detto che sempre, in questi casi, le risoluzioni Onu definiscono tali episodi “atti di terrorismo”. La motiviazione libanese preoccupa in quanto potrebbe significare un aperto sostengo ad Hamas in un momento critico per tutto il Medio Oriente.

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