Precipita la situazione in Libia. Tripoli, sotto attacco da ieri notte, vede lo scontro probabilmente decisivo nella lunga guerra civile. La notizia più significativa, seppur ancora senza una conferma ufficiale, è ovviamente quella secondo la quale Gheddafi avrebbe lasciato il Paese. La probabile meta potrebbe essere l’Algeria, secondo alcune fonti. Quella in atto, denominata Operazione Sirena, è una manovra congiunta tra gli insorti e le forze della Nato. Sotto i forti bombardamenti dell’aviazione infatti, bombardamenti che si sono concentrati anche sul bunker del dittatore libico, gli insorti sono penetrati a Tripoli. Al momento però la capitale del Paese africano è ancora in mano ai fedeli di Gheddafi. I ribelli hanno subito forti perdite, ma sono riusciti dopo un duro scontro a espugnare la prigione di Maya dove erano rinchiusi i dissidenti del regime di Gheddafi. I combattimenti proseguono: cittadini inglesi che dovevano lasciare Tripoli sono rimasti bloccati perché non è possibile avvicinassi al porto. Un portavoce del regime ha assicurato che sono migliaia i soldati pronti a difendere Tripoli ma non è stata fatta alcuna menzione riguardo Gheddafi. I ribelli dal canto loro assicurano che Tripoli cadrà entro questa notte. Lo ha detto Ali Nayad, rappresentante negli Emirati Arabi Uniti del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi. I morti, secondo il portavoce, sarebbero già centinaia e migliaia i feriti. Sempre Nayad ha chiesto un ulteriore sforzo alle forze della Nato, affinché vengano inviati elicotteri Apache su Tripoli, la cui precisione di mira sarebbe essenziale per la vittoria finale.A proposito di questo scontro finale, il Generale Jean, intervistato in esclusiva da IlSussidiario, ha espresso perplesità. Secondo l’esperto di straegia militare e geopolitica, il dopo Gheddafi sarà un grande interrogativo. Eliminato lui infatti il problema saranno le tribù a lui fedeli che non accetteranno mai di riconoscere i ribelli. Il ministro della difesa italiano Ignazio La Russa ha intanto confermato che quello che era considerato il numero due del regime libico è arrivato effettivamente in Italia: “Vi posso confermare che effettivamente il numero due del regime di Gheddafi è in Italia” ha detto.
Lo stesso Jallud è apparso in un video rivolgendosi ai fedeli di Gheddafi invitandoli ad arrendersi: “Arrendetevi” ha detto. “E’ finita”. La Russa, poi, si è congratulato con l’idea del governo italiano di partecipare alla missione in Libia: senza di essa, ha detto, oggi i profughi che arrivano in Italia invece che essere centinaia sarebbero migliaia.