Il rettore dell’Università di Al-Azhar, la più importante istituzione dell’Islam sunnita a livello mondiale, spiega la sua idea di Stato e il ruolo che la religione deve svolgere al suo interno. Nell’intervista esclusiva a ilsussidiario.net, che anticipa l’incontro al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli cui il numero uno di Al-Azhar parteciperà nella giornata di oggi, il rettore Usamah Elabed illustra la sua idea di “Stato civile”, che si distingue dallo Stato teocratico in quanto il potere non è in mano al clero e i cittadini di ogni religione sono uguali davanti alla legge. Ma che si differenzia anche dallo Stato laico di matrice europea, in quanto religione e politica non sono completamente separate e la religiosità fa da sfondo alle istituzioni pubbliche.
In che modo la cultura, di cui Al-Azhar è espressione, può combattere la ripresa dell’estremismo religioso?
L’università di Al-Azhar da sempre invita alla moderazione nel modo di riflettere e di agire, affinché la vita sociale sia tranquilla, e per questo motivo respinge con fermezza l’estremismo e fa rivivere da sempre il pensiero moderato e illuminato. Questa è la missione delle norme musulmane, perché l’Islam è innocente, cioè non sostiene mai l’estremismo. E la cultura che noi diffondiamo attraverso i programmi dei nostri corsi di studio, rivolti agli studenti egiziani e a quelli che provengono da altri paesi, si ispira ai principi dell’Islam moderato. Siamo inoltre convinti che l’estremismo, con il permesso di Dio, non prevarrà mai.
In che modo Al-Azhar, con le sue interpretazioni del Corano sulla vita sociale e sul diritto di famiglia, può rafforzare il dialogo tra cristiani e musulmani?
Noi invitiamo sempre al dialogo, proficuo e positivo, che non stigmatizza le persone e non sottovaluta le società diverse dalle nostre. Negli ultimi mille anni è stata questa l’essenza del programma di Al-Azhar. Anche per quanto riguarda il diritto di famiglia, noi invitiamo sempre all’unità e non alla separazione. L’Islam infatti invita sempre alla coesione, anche tra le mura domestiche, perché questo finisce per riflettersi inevitabilmente sulla sicurezza e sulla pace dell’intera società.
Come è possibile separare religione e politica, alla luce della corretta interpretazione dell’Islam?
L’Islam corretto non separa religione e politica, perché la fede musulmana autentica è valida per tutti i tempi e i luoghi. Ma nello stesso tempo l’Islam non riconosce mai lo Stato teocratico, perché il vero Islam sostiene lo Stato civile, in cui si rispettano tutte le religioni, e l’uomo come essere umano, qualunque siano il suo pensiero e la sua fede. In particolare, nei paesi a maggioranza islamica i cristiani devono essere liberi di ricorrere al Vangelo e alle loro convinzioni per dirimere le loro questioni private. Mentre per quanto riguarda l’ordinamento generale dello Stato, i musulmani e i cristiani devono essere tutti uguali davanti alla legge, e avere gli stessi diritti e doveri. Siamo quindi contrari a qualsiasi supremazia dei musulmani sui cristiani, in quanto sono tutti cittadini dello stesso Stato e vivono sotto lo stesso cielo e sulla stessa terra.
Ma come è possibile uno Stato moderno dove religione e politica non siano separate?
Premesso che i cittadini non devono essere discriminati in base alla loro religione, lo Stato secondo l’Islam deve essere civile e avere uno sfondo religioso. Cioè la religiosità da parte dei cittadini, siano essi musulmani o cristiani, deve essere preferita. Ma questo non coincide mai con lo Stato teocratico, quello cioè guidato dagli uomini del clero, come avveniva in Europa prima che religione e politica fossero separate.
È nota la decisione dell’Università di Al-Azhar, che di recente ha sospeso il dialogo con il Papa Benedetto XVI. Ritiene possibile riaprirlo in tempi ragionevoli?
Abbiamo sospeso il dialogo con il Vaticano per un motivo, e se questo motivo dovesse venire meno siamo pronti a riprendere il dialogo. Al-Azhar invita sempre al dialogo, siamo aperti a tutto il mondo e diamo ascolto anche a chi ha idee opposte alle nostre. Ma dobbiamo partire dal rispetto reciproco e conservare la nostra identità, per rendere possibile una pace mondiale e il rispetto dei diritti dell’uomo.
Ma voi in concreto che cosa chiedete al Vaticano?
L’espressione del reciproco rispetto e la stima per le convinzioni e per le fedi altrui, oltre che per l’essere umano in quanto tale, che non va mai offeso. Inoltre, il rispetto delle peculiarità e delle tradizioni dei popoli, sia con le parole sia con le azioni.
In che modo Al-Azhar può contribuire al cambiamento politico in atto in Egitto dopo la caduta di Mubarak?
Al-Azhar in generale, come università e come moschea, svolge un ruolo molto importante per l’incontro tra le diverse idee, che raccoglie in un unico “recipiente” per costruire un futuro proficuo e una civiltà che vada verso la pace e la convivenza sia a livello nazionale che mondiale.
Il titolo dell’incontro del Meeting di Rimini di cui sarà relatore oggi è “Bellezza, lo spazio del dialogo”. Secondo la sua esperienza, qual è il significato di questa frase?
Il titolo della tavola rotonda di oggi non ha bisogno di spiegazioni. La bellezza è ciò che rende pieno di grazia tutto ciò cui appartiene, e Al-Azhar con tutta la sua forza invita al dialogo e ad agire tutti con un solo scopo. Dobbiamo essere riuniti per ricostruire il mondo in base all’unità e alla pace reciproca, rifiutando e respingendo il fanatismo e l’estremismo a tutti i livelli della società.
(Pietro Vernizzi)