Thomas Fisher, 30 anni, è stato arrestato ad Amburgo, in Germania, dopo che una donna, fuggita dal suo appartamento, ha lanciato l’allarme. Nella casa dell’uomo la polizia, dopo aver fatto evacuare trecento persone, ha rinvenuto armi, bombe pronte ad esplodere, bisturi e siringhe. Sembra che Fisher si fosse invaghito della vittima dopo averla conosciuta recentemente attraverso amici comuni e che, dopo averla perseguitata e rapita, la abbia portata nel proprio appartamento. Le intenzioni dell’uomo, descritto come “un sadico”, erano da brividi: da quanto racconta il Daily Mail, Fisher avrebbe voluto tenere la donna di 26 anni prigioniera per diversi mesi, forse metterla incinta, per poi farla finita facendo esplodere le bombe collegate con un timer all’interno di una cabina telefonica insonorizzata che le autorità hanno rimosso dall’appartamento di 88 metri quadri: “L’intero bilocale è stato studiato come una camera di tortura. Un grande e vecchio chiosco del telefono è stato insonorizzato per le vittime”, ha fatto sapere un portavoce. Una vera e propria camera delle torture, quindi, in cui è stato rinvenuto un intero arsenale: otto ordigni costruiti con il fertilizzante e altri oggetti rimediati sul web, una granata e una pistola automatica. Sembra anche che Fisher facesse pratica su alcuni manichini, accanendosi con bisturi e aghi. Rinchiusa la giovane donna, l’uomo ha però dimenticato di chiudere a chiave la porta della cella in cui la teneva prigioniera e lei, ancora ammanettata, ha approfittato della situazione per fuggire: si è lanciata dal balcone dell’appartamento che si trova al piano terra, nonostante il filo spinato che Fisher aveva precedentemente posizionato, per poi dare l’allarme e far arrestare il trentenne. Thomas Fisher viene descritto dai vicini di casa come un tipo solitario ma tranquillo, che aveva addirittura aiutato il vicinato durante la raccolta postale e a portare diversi generi alimentari agli inquilini più anziani del quartiere in cui viveva. Dopo l’arresto, l’uomo non ha detto una parola.
Questa vicenda fa tornare alla mente quella di Natascha Kampusch, la ragazza nata nel 1988 che all’età di dieci anni è stata rapita da Wolfgang Priklopil, e tenuta prigioniera per otto anni, dopo esser riuscita a scappare il 23 agosto 2006. La sua vicenda ha avuto un grandissimo seguito mediatico e la popolarità acquisita le ha permesso di guadagnare importanti somme di denaro, con cui la ragazza ha scelto di creare una fondazione. Inoltre, la Kampusch ha anche scritto un libro, “3096 Tage”, cioè i giorni di prigionia, in cui racconta appunto la sua terribile vicenda.