Di solito solo il cinema riesce a raccontare la guerra, a penetrare nelle oscurità e nelle tensioni di un tempo passato sotto le bombe, a contatto con la morte. “Salvate il soldato Ryan” ad esempio, o “Il Cacciatore”. Creando una storia di fantasia, ancorché basata sulla realtà storica, l’immaginazione umana riesce a dare più conto, a scavare più profondamente nel vissuto della guerra. Ma il documentario del ciclo “Storie dal mondo” proposto per questa sera è un caso che si avvicina molto alla forza narrativa del cinema. I suoi autori, Sebastian Junger e Tim Hetherington, hanno trascorso mesi insieme a un plotone di soldati americani abbarbicati sui monti della valle del Corengal, in Afghanistan. Con loro hanno condiviso tutto, pallottole e cibo scadente, orrori e spensieratezze, dolori e colonne sonore. Un lavoro straordinario e crudo, anche difficile da sopportare in certi momenti di pura guerra, che ci conduce nei meandri dell’anima umana, nelle sue esigenze quasi inesprimibili eppure vivissime, come testimoniano i ragazzi – sono davvero ragazzi – della valle del Corengal. Gli autori infatti sono riusciti a dare risalto anche agli individui, alle loro differenze, alle loro insopprimibili singolarità. E questo rende “Restrepo” un lavoro che lascia il segno. Perché ci farà amare i suoi protagonisti, i loro nomi e i loro caratteri, come ci farà amare i “comprimari”, i volti e le scarne parole degli abitanti dei villaggi della montagna. I loro sguardi penetranti non dissolvono il mistero delle loro esistenze (chi sarà complice dei talebani?), ma continueranno a restare impressi nella nostra memoria. Anche “Restrepo”, come altri documentari del nostro ciclo ha vinto un premio, forse il più importante negli Stati Uniti, al Sundance Film Festival, ed è senza dubbio una delle più significative produzioni di National Geographic Channel, in onda su Sky.
Infine occorre aggiungere che la proiezione di oggi è anche un omaggio a uno dei due autori, l’inglese Tim Hetherington, morto in primavera in Libia, in una strada di Misurata, colpito da una bomba di mortaio. La sua vita di reporter coraggioso e autore appassionato si è così legata per sempre alle guerre che ha raccontato, e che ha toccato il vertice con questo irripetibile viaggio ai confini della notte afghana