Come sono oggi e come cambieranno i rapporti tra Iran e Libia dopo la sempre più vicina caduta di Muammar Gheddafi? Negli ultimi trent’anni i rapporti tra i due Paesi sono sempre rimasti in bilico, rovinati principalmente dalla scomparsa del leader sciita di nazionalità libanese Moussa al-Sadr a Tripoli nel 1978 insieme ad altre due persone. Tutti incolparono Gheddafi, che rispose alle accuse sostenendo che al-Sadr era ripartito per l’Italia subito dopo la visita in Libia, ma la questione è tornata a far discutere recentemente, dopo che Abdel Moneim al-Houni, ex ambasciatore libico presso la Lega Araba, ha dichiarato in un’intervista a un quotidiano arabo che al-Sadr sarebbe stato sepolto nel Sud della Libia dopo essere stato ucciso dal regime del Colonnello. Eppure ultimamente i due Paesi avevano instaurato rapporti economici, culturali e commerciali: quattro anni fa erano state gettate le basi per un fondo di investimenti con obiettivo America Latina e Africa dopo aver firmato rapporti bilaterali, mentre i due ministri degli Esteri Manouchehr Mottaki e Musa Kusa si erano incontrati per discutere di progetti riguardanti il settore del gas e del petrolio. Nel 1979, dopo la Rivoluzione Islamica, Gheddafi fu uno dei pochi leader arabi a lasciare la propria ambasciata a Teheran e fu proprio il Colonnello a congratularsi con Ahmadinejad dopo le elezioni del 2009. Nonostante questo, sembra comunque difficile che la nuova Libia, con i ribelli vicinissimi ad abbattere il regime, possa considerare positivamente Teheran che, dopo l’intervento armato occidentale e l’avvicinamento di Gheddafi a Stati Uniti ed Europa, potrebbe ora puntare più che mai al “grande Medio Oriente” senza “l’imperialismo occidentale”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Camille Eid, giornalista di Avvenire e professore dell’Università Cattolica, con cui cominciamo prima di tutto a parlare della situazione siriana: «I fatti libici avranno un impatto su quanto accade in Siria, anche perché in Libia la vittoria della rivoluzione è arrivata dopo parecchi mesi, a differenza di quanto avvenne in Tunisia e poi in Egitto, dove nel giro di tre, massimo quattro settimane, la rivoluzione era già vittoriosa con l’inizio della fase transitoria. La Siria, dove la rivolta dura da metà marzo, è un esempio libico, anche se non c’è stato l’intervento militare della Nato. I siriani guardano quindi con molta attenzione all’epilogo della rivolta libica per capire come poter poi agire, e la stessa Comunità internazionale ha voluto accelerare la fine dell’intervento in Libia per potersi dedicare alla Siria e alla repressione effettuata dal regime, anche se sappiamo che il crollo del regime siriano non si può paragonare a quello libico, perché avrà altre ripercussioni su quanto avviene in Libano, piuttosto che in Iran o in Palestina».



Camille Eid analizza poi i rapporti tra Libia e Iran, ed è convinto che non ci sia “un gran miglioramento. La Libia è accusata di aver sequestrato e fatto sparire un importante Imam sciita come Moussa al-Sadr che si era recato in visita nel Paese. L’Iran non può solidarizzare con Gheddafi, che a parole diceva di essere nel fronte della opposizione a una pace con Israele, ma si trattava in realtà solo di tattiche strategiche. Non vedo quindi una sintonia tra il mondo sciita iraniano con la Libia e c’è comunque un’ambiguità in questa duplicità, perché l’Iran ha appoggiato tutte le rivoluzioni nel mondo arabo tranne che in Siria. Questo denota una duplicità nella classificazione di queste rivolte». Commentiamo poi con Camille Eid le conseguenze della Rivoluzione Islamica del 1979: «Tutto il mondo islamico e arabo avevano osannato la caduta dello Scià perché era un amico dichiarato di Israele, aveva una politica espansionistica e un’egemonia nel Golfo Persico, ma non si pensava poi di arrivare al deterioramento di questo mondo. Poi con la guerra in Iraq il mondo arabo si è spaccato in due fronti, perché a fianco dell’Iran si era schierata a spada tratta la Siria, più per inimicizia verso Baghdad che per amore verso Teheran. Anche Libia e Iran hanno avuto alti e bassi, ma in generale non c’è questo grande amore, proprio per il caso dell’Imam scomparso, e proprio per domani è stata convocata una manifestazione per commemorare il 33esimo anniversario. Il Libano, nonostante l’egemonia siriana, ha riconosciuto il Consiglio Transitorio libico, e il presidente del Parlamento, lo sciita Nabih Berri ha chiesto ai nuovi dirigenti libici di chiarire il caso dell’Imam scomparso insieme agli altri due compagni. Questo è stato un punto nero che ha proprio creato caos nei rapporti tra sciiti e Libia, e chiaramente l’Iran non può ignorarlo. Ci sono dei legami ma presumo che da qui a poco tempo l’Iran dovrà riconoscere il Consiglio Transitorio.

Leggi anche

SCENARI/ "Mattei non basta, se l'Italia vuole un ruolo nel Mediterraneo serve La Pira"PIANO MATTEI/ Tra Etiopia e Somalia serve una mediazione che non "aspetta" la Meloni