In Svezia, a Goteborg, quattro persone sono state arrestate con l’accusa di pianificare un attentato terroristico. I 4 sono stati messi in manette attorno alla mezzanotte. Poco prima la polizia di Goteborg aveva dato l’ordine di evacuare il centro per le arti Roda Sten per un allarme terroristico. «Eravamo in stato d’allerta Per una possibile minaccia», ha spiegato Ulrika Sten, responsabile della Biennale. «La polizia ci ha aiutato ad evacuare i locali». Nel centro si stava inaugurando un festival di arte contemporanea e vi stavano prendendo parte 400 persone. Attualmente le identità dei 4 sono ignote, così come le loro motivazioni. Anche il nord Europa sembra essere sempre più scosso dall’allarme terrorismo. E’ ancora fresco il ricordo della duplice strage provocata in Norvegia da un pazzo filonazista il 22 luglio scorso. Un uomo, convinto di dover educare la popolazione e i governanti, caduti in un lassismo tale da consentire all’islam di invadere il paese, uccise a sangue freddo 77 vittime innocenti. Anders Behring Breivik, 32 ani, alle 15.27 fece esplodere un autobomba nel centro di Oslo, nel quartiere in cui sorgono gli edifici delle principali istituzioni, tra cui il palazzo in cui risiede il premier. Lo scoppio, avvenuto sulla strada Akergataa, uccise sette persone. Mentre il grosso delle forze dell’ordine si stava concentrando nella zona, ebbe tutto il tempo per spostarsi e, indisturbato, dar vita ad una seconda strage. Ad una trentina di chilometri dal primo attentato, sull’isola di Utoya, si stava tenendo il raduno dei giovani laburisti. Lì Breivik, con un’arma automatica, iniziò a sparare sui giovani terrorizzati. Continuò a farlo per 90 minuti, senza che nessuno lo fermasse. Poi, come niente fosse, si è arrese alle forse dell’ordine, confessando il crimine e sostenendo che, per quanto atroce, fosse necessario. Si scoprì, in seguito, che si definiva conservatore, di fede cristiana, massone e amante della musica classica. Aveva lasciato on line un memoriale – una sorta di autobiografia – di 1500 pagine in cui, nel dettaglio, spiegava come avrebbe realizzato l’attentato.
Il suo fanatismo filonazista lo aveva convinto che la sua nazione andasse difesa contro la contaminazione islamica. Breivik, successivamente, ha raccontato che, tra i suoi obiettivi c’erano anche l’Italia e il Papa. Stando alle sue parole ci sarebbero, nel nostro Paese, 60mila persone disposte a seguirlo. Ha, inoltre, confessato, nel corso dell’interrogatorio, di non aver agito da solo ma di esser stato aiutato da due cellule nelle preparazione dell’autobomba. Secondo la polizia norvegese poterebbe avere rapporti con altri fanatici e potenziali terroristi nel Regno Unito e in Polonia.