Un incidente nucleare avvenuto nel sud della Francia, vicino ad Avignone, sta tenendo il mondo col fiato sospeso. Una persona ha perso la vita, altre tre sono rimaste ferite mentre, in seguito al diffondersi delle prime battute di agenzia, stava insorgendo la convinzione che, all’interno di un reattore della centrale di Marcoule ci fosse stata un’esplosione. In realtà, a quanto riferisce l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, si è trattato dell’esplosione di un forno utilizzato «per fondere il metallo di rifiuti radioattivi a bassa attività». Un centro di smaltimento delle scorie, quindi. «Quanto basta per sentirci rassicurati; rispetto ad una centrale attiva, infatti, il livello di pericolosità non è lontanamente commensurabile», spiega Silvio Bosetti, Direttore generale della Fondazione Energy Lab, interpellato da ilSussidiario.net. Una buona notizia, dal momento che gli effetti di una catastrofe a Marcoule si sarebbero riprodotti, con ogni probabilità, in un lampo anche sul suolo italiano. Basti pensare che l’impianto si trova a 242 chilometri in linea d’aria da Ventimiglia, 257 da Torino e 342 da Genova. Bosetti illustra nel dettaglio perché possiamo dormire sonni tranquilli: «Dobbiamo tener presente che l’incidente è avvenuto in un sito di stoccaccio. Si tratta un luogo di smaltimento delle scorie. Non essendo una centrale di produzione, non ci sono, quindi, barre di combustibile attivo. Abbiamo a che fare pur sempre con dei materiali nucleari, questo è vero. Ma sottoposti a tecniche di smaltimento e non in funzione». La differenza è fondamentale: «in questi casi, un incendio non provoca immissione di radioattività nell’aria, che si verifica unicamente in presenza di un nocciolo attivo dove ci sono temperature estremamente elevate e fluttuazioni della fissione». Elementi che fanno sì che la situazione possa esser tenuta sotto controllo. «La diffusione di radioattività nell’aria avviene quando il vapore acqueo sprigionato da un liquido entrato in contatto con le barre si mescola all’aria, e viene trasportato dalla correnti atmosferiche». Un’eventualità, quindi, inverosimile. Non è tutto: «l’agenzia per la Sicurezza Nucleare Francese ha fatto sapere che non ci sono state fuoriuscite di radiazioni». Il che, non è per nulla scontato.



«E’ bene sottolinearlo. Il timore, per molti, potrebbe essere quello di trovarsi in presenza di un episodio analogo a quello del disastro in Giappone; quando, inizialmente, a rassicurare sulla messa in sicurezza della centrale di Fukushima e sull’assenza di radiazioni, fu la Temco, la stessa società che gestiva l’impianto incriminato». Ebbene: «la Cea – conclude Bosetti – è un’istituzione estremamente autorevole e attendibile. Si tratta di un organo terzo, preposto dallo Stato alla tutela della salute dei cittadini». 

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