Otto delle 19 centrali nucleari francesi non risponderebbero ai parametri di sicurezza resi necessari dal dopo Fukushima, soprattutto per quanto riguarda il rischio inondazioni e terremoti.
8 CENTRALI A RISCHIO – L’Autorité de Sureté Nucléaire (ASN) ha ammonito le società che gestiscono i reattori, invitandole a mettersi a norma. A rivelarlo è Le Journal du Dimanche, che ha pubblicato la nota del 23 agosto scorso inviata dall’ASN al direttore dell’impianto di Cattenom, nella regione della Lorena, in cui si afferma: “Non siete stati in grado di specificare agli ispettori quale sarebbe il vostro piano d’azione post-sismico in seguito a scosse gravi”. Dalle analisi compiute nelle centrali nucleari transalpine erano emersi però dei risultati tranquillizzanti. Ma l’ASN non si è accontentata e ha deciso di compiere delle ulteriori ispezioni, redigendo quindi un rapporto per ciascuna di esse. Ed è a quel punto che sono emerse delle lacune nei sistemi di sicurezza di otto impianti, e cioè in particolare secondo Le Journal du Dimanche in quelli di Golfech, Civaux, Cattenom, Flamanville, Penly, Gravelines, Saint-Alban e Le Blayais.
PERICOLO TERREMOTI – Tra gli aspetti meno adeguati, quelli che riguardano la gestione delle emergenze, la capacità di mantenere la stabilità del reattore anche in caso di black-out e conseguente interruzione delle fonti di raffreddamento, oltre alla resistenza a disastri naturali quali appunto inondazioni e terremoti. L’Authority francese ha quindi imposti ai direttori degli impianti di mettere in atto ben 200 “azioni correttive”. Per Martial Jorel, direttore della sicurezza dei reattori dell’Institut de Radioprotection et de Sureté Nucleaire (IRSN), “i rischi sismici non sono stati percepiti nel loro giusto valore in Francia, un Paese in cui i movimenti tellurici sono poco frequenti”. Ma dopo il disastro di Fukushima, ci si è resi conto che nessun Paese è del tutto al sicuro dal rischio sismico e che la sicurezza non è mai troppa. Tanto che una settimana fa è scattato l’allarme, poi rientrato, nell’impianto di trattamento delle scorie di Marcoule, nella Francia meridionale. E’ bastato un piccolo guasto in una fornace, per suscitare i timori di tutto il mondo e soprattutto dei Paesi confinanti come l’Italia. Jorel ha dichiarato che “i rischi sismici non sono stati percepiti nel loro giusto valore in Francia, un Paese in cui i movimenti tellurici sono poco frequenti”.
SIEMENS: “STOP AL NUCLEARE” – Nel frattempo, Siemens ha annunciato la decisione di abbandonare definitivamente il settore dell’energia nucleare. In un’intervista al giornale tedesco Der Spiegel, il presidente Peter Loescher ha dichiarato: “Noi non saremo più coinvolti nella gestione totale della costruzione di centrali nucleari o nel loro finanziamento, questo capitolo è chiuso per noi. In futuro continueremo a consegnare parti convenzionali, come turbine a vapore. Ciò significa che ci limitiamo a tecnologie che non servono solo al nucleare, ma che si trovano anche nelle centrali a gas o a carbone”. La decisione era piuttosto prevedibile, considerate come sono andate le cose per Siemens all’interno della centrale finlandese di nuova generazione di Olkiluoto, che ha portato anche ad alcuni processi, e le frizioni con Rosatom, la società russa attiva nel settore dell’energia atomica. Anche se Loescher ha motivato l’uscita del gruppo dal nucleare con quanto avvenuto a Fukushima e con “la posizione chiara presa dalla società e dal mondo politico in Germania”. Un ulteriore segnale della fine delle fortune dell’energia atomica, dopo che i governi di Svizzera e Germania hanno deciso di fermare tutte le centrali rispettivamente entro il 2034 e il 2022 e anche il Giappone sembra ormai avviato su questa strada.
(Pietro Vernizzi)