Per la terza volta da quando la missione ha avuto inizio, la Nato ha deciso di prolungare la sua presenza in Libia. La risoluzione dell’Onu, infatti, che legittima l’azione delle forze della coalizione per tutelare la popolazione libica dagli attacchi di Gheddafi – questa, almeno, la motivazione ufficiale – ha dato il via libera ai bombardamenti il31 maggio scorso. Dal momento che l’obiettivo non sarebbe ancora stato raggiunto si è deciso per un’ulteriore proroga, che durerà 3 mesi. Lo scopo si è adeguato al contesto: ora si tratta di liberare le zone del Paese dalle forze rimaste ancora fedele al rais, il 15 per cento delle quali sarebbe ancora operativo sul campo. La decisione prolungare la missione è giunta dopo un incontro degli ambasciatori delle 28 Nazioni che fanno parte dell’Alleanza atlantica.
Intanto, il Consiglio nazionale di transizione, l’organo dei ribelli e l’unica entità, al momento, riconosciuta dalla comunità internazionale come legittimata a governare il Paese, fa sapere che la Libia avrà un governo nell’arco di una settimana o, al massimo di dieci giorni. Lo ha annunciato da New York Mahmoud Jibril, numero due Cnt. Lo ha detto di fronte ai ministri degli Esteri del G8 riuniti in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il Cnt al suo interno è notoriamente frastagliato, con le fazioni laiche contrapposte a quelle islamiste, e le diverse tribù che le animano che si contendono il potere. Per questi motivi ha voluto rassicurare che i ministri saranno nominati tra le personalità che provengono dall’Est del Paese come dall’Ovest. Il 2 settembre il Cnt aveva anche annunciato che avrebbe, nell’arco di 8 mesi, portato la nazione ad una fase costituente, in seguito alla quale ci sarebbero state libere elezioni.
In ogni caso, si continua a combattere. E’ caduta gran parte di una delle tre roccaforti rimaste in mano ai lealisti del Colonnello. Si tratta di Sabha, e si trova nel Sahara libico.
«Controlliamo gran parte di Sabha a parte il quartiere di al-Manshiya, che sta ancora resistendo, ma che cadrà», ha dichiarato all’agenzia Reuters il portavoce militare del Consiglio nazionale di transizione Ahmed Bani.
Gran parte dei suoi cittadini provengono dalla zona sub-sahariana, sono in molti a temere vendette e rappresaglie da parte dei ribelli, che potrebbero considerarli mercenari al soldo del rasi. Si tratta dell’ultimo avamposto della civiltà, dotato di certe dimensioni, prima del deserto. Secondo alcuni, Gheddafi, nei giorni scorsi vi avrebbe trovato rifugio assieme al figlio Saif al-Islam. Tuttavia, al momento non ne è stata trovata traccia.