Poche ore, al massimo, e a Sirte si combatterà per le strade, casa per casa. Il Consiglio Nazionale di Transizione libico, l’organismo con i quale i ribelli hanno dato legittimità alla propria azione di deposizione del regime accreditandosi presso la Comunità internazionale, ha annunciato la presa del porto della città natale di Gheddafi. «Ci sono stati dei combattimenti durante la notte e al momento controlliamo il porto»,  ha dichiarato Mustafa ben Dardef, tra i comandanti della brigata Zenten, stanziata nei pressi della roccaforte dei lealisti del rais. E’ stato lui stesso ad aggiungere che i suoi miliziani si stanno accingendo agli inevitabili combattimenti quartiere per quartiere. Ieri le forze opposte al Colonnello erano riuscite a conquistare una stretta di ponte, dopo che la Nato aveva spianato il terreno con i bombardamenti aerei. Secondo alcune fonti, i ribelli sarebbero addirittura arrivati a soli due chilometri dal centro della città.



Già alcuni giorni fa i ribelli erano riusciti a penetrare in città, ma la tenacia delle forze pro-Gheddafi li aveva costretti alla ritirata. Nel frattempo, secondo diverse associazioni umanitarie, la situazione all’interno di Sirte per i cittadini rimasti ancora al suo interno è catastrofica. Mancano viveri e medicinali, e chi vuole abbandonarla non può farlo; cecchini sui tetti delle abitazioni sparano ai civili che tentano di fuggire, mentre i fedeli del rais si fanno scudo con i loro corpi. Nel frattempo, il portavoce del rais, stando alle sue ultime dichiarazioni, sarebbe ancora nel Paese. Lo ha riferito Mussa Ibrahim che si sarebbe spinto a dichiarare, ieri, che – addirittura – si troverebbe all’interno della città assediata. E’ sempre di ieri la notizia di consistenti arsenali di armi chimiche che, secondo il Lynn Pascoe, capo dell’ufficio politico dell’Onu, i ribelli dovranno smantellare avvalendosi dell’aiuto di qualcuno. Esisterebbero veri e propri magazzini contenenti armi di distruzione di massa. Gheddafi, raggirando gli accordi internazionali, in base ai quali avrebbe dovuto distruggerli, semplicemente non lo ha fatto.



Pare, in particolare, che ci sarebbero in giro ancora 10 tonnellate di iprite, il cosiddetto gas mostarda, i grado di provocare gravissime ustioni e piaghe, danneggiare il Dna, lesioni al sistema respiratorio e, oltre una certa quantità, una dolorosissima quanto rapida morte; ci sarebbero inoltre, arsenali di missili terra-aria già in commercio sul mercato nero delle armi malese.  

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