Washington sta lavorando assieme ai ribelli del Consiglio nazionale di transizione libico allo scopo di mettere in sicurezza gli arsenali in cui Gheddafi, negli anni, e contro le disposizioni stipulate in sede internazionale, ha accumulato ingenti quantità di armi chimiche.
Gheddafi, nel 2004, aveva aderito all’Organizzazione per la proibizione delle armi di distruzione di massa chimiche. Erano stati distrutti 3.562 armi tra missili, bombe e obici (un tipo di arma da fuoco di grosso calibro. Restano ancora, tuttavia, da distruggere 11,25 tonnellate di iprite. Si tratta del cosiddetto gas mostarda. E’ in grado di provocare profonde piaghe e ustioni. Penetra diversi materiali come il cuoio, la gomma e alcuni materiali impermeabili. Il contatto genera anche gravi lesioni polmonari ed epatiche, modifica il Dna e, oltre una certa quantità la morte quasi immediata ancorché dolorosissima. E’ particolarmente insidioso, dal momento che non viene avvertito al contatto con la pelle. Sotto la soglia mortale, agisce nell’arco di 4-8 ore, provocando vesciche difficilissime da guarire, dal momento che la cura per chi ne entra in contatto è esclusivamente sintomatica. Chi sopravvive rimane marchiato a vita dalle cicatrici e, talvolta ceco.
Ieri l’Alleanza atlantica aveva fatto sapere che il Cnt ormai controlla la maggior parte degli stock di armi chimiche. «La Nato è soddisfatta di notare che il Cnt controlla ormai i centri che contengono le ultime scorte libiche di materiale chimico e legato al nucleare», ha fatto sapere Roland Lavoie, il colonnello portavoce dell’operazione “Unified Protector”.
Si combatte, nel frattempo, per il controllo di Sirte, città natale del Colonnello, dopo che i ribelli ne hanno conquistato il porto e sono riusciti a penetrare al suo interno.
Sapevano che avrebbero avuto vita dura da parte dei lealisti asserragliati in città e che avrebbero dovuto combattere quartiere per quartiere; oggi, infatti, a quanto ha fatto sapere un comandante del Cnt sarebbero almeno 10 gli insorti caduti. «Più di dieci nostri combattenti sono morti oggi nei combattimenti vicino all’hotel Mahari.
A rendere difficile la presa della città, oltre alla strenua resistenza delle truppe fedeli a Gheddafi, il fatto che il Cnt al suo interno è profondamente diviso e, nelle azioni di guerra, manca un vero e proprio coordinamento. Gli stessi motivi che impediscono la presa di Bani Walid, a 180 chilometri a sud di Tripoli, l’altra roccaforte rimasta a Gheddafi.