La gravissima siccità che sta affliggendo il Corno d’Africa mette a rischio la vita di circa 10 milioni di persone, che non sono in condizione di approvvigionarsi di cibo ed acqua per il triplicarsi dei prezzi. Secondo i dati ONU si tratta della peggiore siccità degli ultimi 60 anni e coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia, 117 mila a Gibuti, ed anche parte della popolazione in Eritrea; la cifra complessiva della popolazione in pericolo è ormai, secondo la FAO, di 12 milioni. In alcune aree il prezzo del grano è aumentato addirittura del 100-200 per cento e la disponibilità di generi alimentari si va riducendo di giorno in giorno, con il timore che l’emergenza travolga anche Tanzania e Sud Sudan.



Le vittime sono soprattutto i bambini. In Somalia ad esempio la denutrizione, che affligge già in tempi normali un terzo dell’infanzia, è raddoppiata di intensità. La Commissione Affari esteri della Camera ha approvato il 27 luglio 2011 una risoluzione sulla situazione umanitaria nel Corno d’Africa, mentre l’Assemblea ha iniziato il 6 settembre la discussione di mozioni sullo stesso argomento. Il 27 luglio la discussione sulla situazione umanitaria del Corno d’Africa in seguito alla crisi alimentare in corso, si è conclusa con l’approvazione della risoluzione (primo firmatario Renato Farina) in un testo modificato il cui dispositivo impegna il Governo a rendere disponibili aiuti utili a fronteggiare l’emergenza umanitaria alle Organizzazioni internazionali impegnate sul campo. Inoltre il testo approvato impegna il nostro Governo, in una prospettiva meno immediata, a compiere maggiori sforzi per assicurare alle popolazioni del Corno d’Africa governi stabili e democratici.



Alla seduta è intervenuto per conto del Governo il sottosegretario agli Affari esteri Alfredo Mantica, che ha fatto presente che il Governo si è mosso con sollecitudine per affrontare la crisi umanitaria in atto ben prima dell’appello papale. Ricordando come il fenomeno della siccità si ripeta periodicamente nella regione a rischio desertificazione, pur essendo aggravato per la Somalia dalla guerra civile e dalla mancanza dello Stato, Mantica evidenzia come la regione del Corno d’Africa stia attraversando una delle più gravi siccità degli ultimi 60 anni, dovuta principalmente all’effetto combinato di scarsità delle precipitazioni delle ultime due stagioni delle piogge, con il limitato accesso al cibo per via della crescita dei prezzi alimentari di base. Nelle aree maggiormente colpite di Etiopia, Kenya, Somalia e Gibuti si contano ormai 11,3 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria urgente, mentre continua ad aumentare il numero di profughi, in particolare somali, che cercano riparo ed accoglienza nei campi situati nei paesi confinanti.



Particolarmente allarmante è lo scenario della situazione umanitaria in Somalia dove, in alcune zone (Bakool meridionale e basso Shabelle), lo stato di carestia è una realtà. Le Nazioni Unite hanno definito la situazione in Somalia come la più severa crisi alimentare nel mondo e la più grave crisi umanitaria nel paese da dieci anni a questa parte. L’onere dell’accoglienza dei nuovi flussi di rifugiati somali risulta sempre più insostenibile per i paesi confinanti, primo fra tutti il Kenya con l’affollatissimo agglomerato di Dadaab. Alfredo Mantica, nel corso del suo intervento, dichiara che il Governo non può ovviamente rimanere insensibile innanzi a questa tragica situazione, e che il Ministro Frattini attribuisce da sempre massima priorità alla regione del Corno d’Africa dove, anche a causa dei nostri legami storici, siamo sempre stati in prima linea per aiutare quelle popolazioni ad uscire da una crisi e da un’instabilità che purtroppo perdurano da vari decenni.

Soltanto nell’ultimo biennio, l’impegno umanitario della nostra cooperazione in quella regione, di un valore di circa 13,5 milioni di euro, ha consentito l’avvio di progetti di sicurezza alimentare e nutrizionale, sanità, accesso all’acqua, educazione e sostegno agli sfollati e alle fasce più vulnerabili della popolazione, realizzati per lo più per il tramite delle più importanti Agenzie delle Nazioni Unite e con il concorso di varie ONG. Inoltre sono in definizione nuove iniziative che, da subito, possono contare su una copertura finanziaria dell’ordine di circa 5,2 milioni di euro, di cui 500.000 in erogazione in questi giorni come contributo volontario al Programma Alimentare Mondiale per rispondere alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla siccità in Somalia del 20 luglio 2011. Il Ministro Frattini ha lanciato l’altro ieri, proprio nel giorno in cui la FAO ospitava a Roma una riunione d’emergenza sulla siccità nel Corno d’Africa, un pressante appello affinché la Comunità internazionale favorisca l’apertura di corridoi umanitari verso le popolazioni bisognose. L’azione di sensibilizzazione internazionale dell’Italia ha anche prodotto importanti impegni della Commissione Europea.

Il Commissario agli aiuti umanitari Georgeva, attualmente nella regione, ha già annunciato aiuti immediati per 27,8 milioni di euro a valere sul Fondo Europeo di Sviluppo, cui l’Italia contribuisce con una quota percentuale pari al 12,86 per cento. Questi fondi vanno ad aggiungersi ai 70 milioni di aiuti umanitari già erogati dall’inizio dell’anno. Il Commissario Georgeva ha proprio ieri annunciato impegni per ulteriori 60 milioni, portando l’aiuto complessivo della Ue nel 2011 a 158 milioni di euro.

Il Senatore Alfredo Mantica precisa poi che il forte impegno dell’Italia nel Corno d’Africa non si ferma ai soli aspetti strettamente umanitari: infatti siamo stati da sempre in prima linea per ricordare all’intera Comunità internazionale come tali crisi, che si ripetono periodicamente, possano contenersi solo se si affrontano quelle che, proprio ieri, il Segretario Generale dell’ONU ha definito le cause sottostanti. Siamo dunque impegnati sia a livello bilaterale che a livello multilaterale a propiziare e appoggiare l’avvio a soluzione dei conflitti della regione (il principale dei quali resta quello somalo), nella consapevolezza che la loro risoluzione potrà avere delle ripercussioni decisive sulle condizioni di vita delle popolazioni residenti.

Infine viene ribadita la priorità per l’Italia della stabilizzazione dell’area non solo per il legame storico, ma anche per l’attuale quadro della sicurezza globale. Nel rammentare il suo impegno più che decennale sul tema, Mantica ritiene che la Comunità internazionale debba avviare un bilancio complessivo dell’efficacia della sua azione in una realtà come quella somala che resta fortemente caratterizzata dalla struttura clanica, pur non conoscendo divisioni sul piano etnico, religioso e linguistico.