Era il 25 gennaio 2011 quando si concentrò in Egitto, in pochi istanti, un tale amalgama di speranze e antichi rancori da innescare la scintilla che, poche settimane dopo, avrebbe condotto alla deflagrazione del regime. Certo, vi furono anche svariate circostanze facilitanti: la contestualità di altre primavere arabe, il ruolo mai del tutto chiarito delle intellingence occidentali, o di quelle egiziane, la crisi sistemica globale che aveva infranto i limiti di sopportazione di un popolo esasperato da decenni di regime. Sta di fatto che in milioni scesero in piazza, centinaia persero la vita. Dopo la caduta di Hosni Mubarak, l’esercito assunse il potere in via transitoria. La rivoluzione, si pensò, aveva raggiunto il suo scopo. Ma l’evento democratico tardava a venire. Vi furono nuove contestazioni. A dicembre 2011, l’esercito, ancora al potere, le soffocò nella violenza. E’ passato poco tempo. E, sabato scorso, sono stati comunicati i risultati del processo elettorale iniziato a novembre. Il partito Giustizia e Libertà dei Fratelli Musulmani ha vinto le elezioni legislative conquistando il 47,18% dei seggi parlamentari. E’ la volta buona? Oppure, ancora una volta, le aspettative egiziane resteranno deluse? Lo abbiamo chiesto a Abdel Fattah Hasan, dirigente del partito che governerà l’Egitto.
Quali sono le vostre priorità?
La priorità della nostra agenda legislativa consiste nel promulgare leggi per migliorare il tenore di vita del nostro popolo, operando anzitutto su tre fronti: redditi, ambiente, e sanità.
Ci spieghi meglio.
Interverremo sui redditi minimi e su quelli massimi, all’insegna dell’equità e della giustizia sociale. Vareremo delle misure, inoltre, per incrementare la coscienza ambientale del nostro popolo. In Egitto l’inquinamento è un problema sempre più grave; a livello industriale e di spazzatura per le strade. Imporremo, quindi, severe sanzioni a chi inquinerà. Garantiremo, infine, l’assicurazione sanitaria a tutti i cittadini, senza distinzione.
A quale modello di società intendete ispirarvi?
Vogliamo edificare una società moderna e civile, che rispetti la dignità di tutti gli esseri umani e garantisca diritti per ogni cittadino.
Anche per le donne?
La costituzione imminente assicurerà diritti senza distinzione; sarà possibile a chiunque, quindi, accedere ad esempio all’insegnamento, alle cure mediche, manifestare liberamente la propria opinione. Saranno, inoltre, garantite le libertà di stampa ed espressione.
In questa fase transitoria si sono moltiplicati gli attacchi ai cristiani. Molti stanno fuggendo dal Paese. Come fermerete l’emorragia?
Devo correggerla. Non c’è alcuna fuga di cristiani dall’Egitto. I nostri compaesani cristiani sono rimasti nel Paese, e hanno votato il nostro partito.
Resta il problema degli attacchi. Quali misure assumerete in tal senso?
Siamo pronti a difendere le loro anime e le loro chiese con il nostro sangue. Inoltre, quando si verificano scontri o problemi a livello tribale, in qualunque parte del Paese, noi siamo soliti portare il nostro contributo per operare una riconciliazione tra le parti. In ogni caso, va sottolineato che l’ex regime totalitario che ha colpito la chiesa di Alessandria non esiste più, è storia passata.
Come giudicate gli attacchi contro i cristiani che, nei giorni scorsi, hanno insanguinato la Nigeria?
Abbiamo sempre definito i Boko Haram (la setta estremista protagonista dei massacri, ndr) delinquenti e terroristi. L’anima umana è sacra, e chiunque sparge il sangue degli innocenti, non appartiene all’islam.
Quale sarà il rapporto tra la Sharia e la vostra nuova carta fondamentale?
La Costituzione dovrà ricevere l’approvazione dei cittadini egiziani, attraverso il voto. Se non rispetterà la loro volontà e non proteggerà i loro diritti, non sarà mai accettata. Per forza di cose, quindi, la nuova Costituzione, che avrà come base la Sharia islamica – la quale, di per sé, rispetta i diritti di tutti gli esseri umani – non potrà essere in contrasto con la volontà popolare.
Tenterete una riconciliazione con gli esponenti del vecchio regime?
Noi tendiamo la mano a tutte le persone oneste che vogliono collaborare alla ricostruzione del Paese. A patto, ovviamente, che non abbiano contribuito, in passato, a danneggiarlo; o che, per lo meno, mostrino segni di pentimento. Non siamo dei, siamo uomini, e sappiamo che occorre aprire il cuore a chiunque voglia realmente ricostruire l’Egitto.
Non ripeterete, quindi, l’errore che fu fatto in Iraq, quando gli appartenenti al partito baathista furono esclusi dalla ricostruzione?
Non serbiamo alcuna rancore. Non a caso, in svariati villaggi e città, sono già in atto tentativi di riappacificazione con gli ex membri del regime di Mubarak.
Quali saranno i vostri interlocutori privilegiati, sullo scacchiere internazionale?
Confermeremo i trattati internazionali, e daremo una spinta alle cooperazioni economiche. Non ci sono, del resto, Paesi, che consideriamo ostili e accoglieremo a braccia aperte tutti quelli che vorranno intensificare la relazioni con il nostro.
In che rapporti siete con l’Italia?
E’ il Paese che consideriamo più vicino. Tra i nostri popoli ci sono trattati e simpatia reciproca. Voi italiani, inoltre, avete contribuito moltissimo nel campo del restauro e dell’insegnamento.
(Paolo Nessi)