La mozione di indirizzo dei Gruppi Parlamentari del PD-PDL e UDC sui prossimi appuntamenti europei del Governo non è solo un mandato importante ed impegnativo ma è anche un nuovo segnale positivo che lo stallo del paesaggio politico europeo è alle nostre spalle.
La mozione sottolinea l’eccezionalità del metodo e dello strumento, il Trattato Internazionale,e chiede di tornare ad operare nel contesto dei Trattati esistenti e nell’alveo del diritto comunitario e delle ordinarie istituzioni della UE.
Si tratta di un altolà nemmeno velato alla pretesa di qualcuno di assoggettare l’assetto istituzionale europeo al dominio intergovernativo, dominio a sua volta diretto dall’asse franco tedesco.
La mozione stigmatizza il perseverare in una linea a senso unico: austerità, rientro dal debito senza alcuna flessibilità e senza tener conto dei fondamentali positivi di un Paese.
Una linea che può portarci dritto diritto verso la recessione e la depressione e può infliggere un colpo mortale al modello sociale europeo, penalizzando i ceti meno abbienti e spuntando le unghia alla competitività delle imprese.
Una linea suicida che sinora non ha tenuto in alcun conto le misure necessarie per favorire la ripresa della crescita economica, che stagna non da ora per l’effetto della crisi finanziaria ma per un’incapacità di intraprendere politiche innovative di stimolo allo sviluppo e all’occupazione che ci trasciniamo da un quindicennio. La posizione forte che su questo punto assume la mozione è in sintonia con le direttrici espresse in questi mesi, con determinazione e lungimiranza, dall’europarlamento nella sua grande maggioranza, spesso in aperto contrasto con gli orientamenti del semiasse Merkel-Sarkozy.
Si delinea dunque, sia pur timidamente, un nuovo paesaggio politico in cui una ritrovata convergenza di governi come quello italiano, polacco e spagnolo, del parlamento e della commissione europea potrebbero condizionare positivamente la finora granitica e impenetrabile posizione francotedesca. Di ciò c’è bisogno assoluto per superare l’emergenza e per aprire una fase nuova dell’integrazione europea.
La crisi dei mercati finanziari ha tagliato le gambe a ogni possibilità di sviluppo e ha portato sull’orlo della recessione; non poteva esserci occasione migliore per portare a fondo un attacco all’euro e metterlo in ginocchio attraverso una pressione speculativa sui debiti sovrani. Il compito dei governi europei in uno con Parlamento e Commissione è uscire dalla morsa, chiudendo tutti gli spazi di manovra a un mercato mondiale senza regole dominato da pochi riders e far ripartire la crescita, in modo da togliere ogni giustificazione a chi scommette sul rischio paese. Le agenzie di rating fanno politica,sono pilotate da grandi investitori privati che negli Stati Uniti fanno capo ai Repubblicani.
L’Europa deve correre in fretta ai ripari con poche e chiare mosse: creare un’agenzia di rating europea alla quale devono far riferimento per legge tutti gli enti pubblici e privati del continente, trasformare la Bce in un istituto di ultima istanza per tagliare le unghie alla speculazione eliminando il rischio default; quindi far ripartire immediatamente l’economia con investimenti nelle infrastrutture fisiche e virtuali, nella ricerca, nel sapere, nell’innovazione, a sostegno delle famiglie e delle imprese, emettendo eurobond e project bond garantiti dalla Bce e dal bilancio dell’Unione, che deve essere alimentato da entrate proprie certe, come quelle derivanti dalla tassazione delle rendite finanziarie. L’immediato raddoppio del fondo salva-Stati.
Affrontare la emergenza e riprendere la strada della integrazione è necessario per sostenere e vincere l’attacco che sta subendo la moneta e con essa l’economia, dandosi nuove regole di democratizzazione dei mercati che tolgano spazio alla speculazione finanziaria e investendo nuove risorse per modernizzarsi e progredire, insieme. L’unità politica ed economica, da raggiungere in breve tempo, è il presupposto per cogliere questi obiettivi e non finire travolti dal revanscismo dell’ancien régime che ha governato il mondo prima dell’euro.
Questo scenario e i rischi formidabili che ci propone ogni giorno richiedono nuove assunzioni di responsabilità e nuove strategie da parte della politica e dei suoi attori.
La mozione di indirizzo concordata dalle principali forze politiche italiane dimostra che è possibile costruire una convergenza europeista che vada oltre gli attuali steccati e che acceleri sulla strada dell’integrazione e dell’unità politica, indicata più volte dal nostro Capo dello Stato nei passaggi più difficili di questi mesi e che è la cifra dell’attuale governo italiano in carica, fin dalla sua costituzione.
Ai nostri partiti e alle grandi famiglie politiche europee corre l’impegno e l’obbligo di portare l’Europa al centro del nostro futuro, per avere un futuro.