“I cristiani nigeriani non si piegheranno di fronte al dictat dei terroristi di Boko Haram”. Ad affermarlo, nel corso di un’intervista a Ilsussidiario.net, è il cardinale Anthony Okogie, arcivescovo di Lagos. La setta islamica legata ad Al Qaeda ha dato un ultimatum ai cristiani, con cui si ordina loro di lasciare gli Stati del nord della federazione entro tre giorni o saranno tutti uccisi. Per il cardinal Okogie, “i terroristi di Boko Haram non hanno il diritto neppure di pensare certe cose, e non si rendono conto che il loro piano è destinato a fallire. Se davvero ci credono, provino prima a convincere i milioni di musulmani che vivono nel sud a maggioranza cristiana ad abbandonare le loro case per tornarsene al nord”. E aggiunge l’arcivescovo: “I cristiani nigeriani non hanno paura delle minacce di Boko Haram. Ci guida l’amore di Gesù Cristo, e se i kamikaze accettano di uccidersi per uno scopo sbagliato, noi cristiani siamo pronti a morire per un fine giusto”.



Cardinal Okogie, da dove nasce l’escalation del terrore in Nigeria?

Siamo tutti molto tristi per quanto è avvenuto in Nigeria alla vigilia di Natale, quando i terroristi di Boko Haram sono entrati in una chiesa e hanno gettato una bomba al suo interno. Altri attentati, avvenuti in altri punti del Paese, hanno stroncato numerose vite umane. E come se non bastasse, oggi sui quotidiani nazionali gli attivisti di Boko Haram hanno dichiarato che i cristiani devono abbandonare gli Stati settentrionali della Federazione.



Di fronte a questi eventi, qual è la reazione dei cristiani?

Stiamo già reagendo, e io l’ho fatto per primo intervenendo su diversi quotidiani e tv nazionali. Ho dichiarato pubblicamente che i terroristi di Boko Haram non hanno il diritto di fare certe affermazioni, dal momento che è stato Dio ad averci messi insieme in un’unica nazione, sotto un unico ombrello, in un’unica Nigeria. L’idea che negli Stati del Nord restino soltanto i musulmani è semplicemente una follia, perché in Nigeria esistono la libertà di culto e di movimento. Inoltre se osserviamo l’intera questione da un punto di vista corretto, gli Stati della Nigeria del Nord non sono musulmani. Esiste un buon numero di cittadini cristiani che vi abitano, e spesso sono i migliori. Questo vale per Kaduna, Jos, ma anche lo stesso Kano, la culla di Boko Haram. Che cosa pensano di fare i terroristi, ucciderli tutti?



Pensa che ci proveranno davvero?

Boko Haram non può avere successo, perché il loro piano è sbagliato. Non dimentichiamoci che nel sud della Nigeria, a maggioranza cristiana, vivono milioni di musulmani. I terroristi pensano davvero di riuscire a convincerli ad abbandonare le loro case per tornarsene al Nord?

 

Dopo le minacce di Boko Haram i cristiani nigeriani sono impauriti?

 

I cristiani nigeriani non hanno paura di nessuno, chi lo afferma si sbaglia, mi deve credere. Sono calmi e amano Gesù Cristo, che ci ha insegnato a non rispondere alla violenza con la violenza. Questo è il metodo con cui stanno affrontando quanto sta avvenendo. I cattolici del Nord sono pronti a sacrificare le loro stesse vite. Se i terroristi kamikaze di Boko Haram decidono di uccidersi per un fine sbagliato, anche noi cristiani siamo pronti a morire per un fine giusto.

 

Che cosa ne pensa del modo con cui il presidente Goodluck Jonathan sta gestendo la situazione?

 

Non penso che il presidente stia trattando il problema come andrebbe trattato. Il punto è che Boko Haram non è un movimento isolato, gode di un sistema di relazioni sulle quali le autorità federali dovrebbero indagare. Invece la polizia subito dopo gli attentati contro le chiese ha catturato alcuni terroristi, tra l’altro cogliendoli in flagrante, e subito dopo li ha liberati.

 

Cosa andava fatto invece?

 

Quello che hanno fatto gli Stati Uniti dopo aver catturato il nigeriano Abdul Farouk Abdulmutallab, che il 25 dicembre 2009 ha cercato di farsi esplodere su un aereo per Detroit con un attentato suicida. Gli americani, dopo averlo catturato, lo hanno curato per le ferite che si era procurato nell’esplosione mal riuscita, e ora lo stanno costringendo a rivelare il maggior numero di informazioni possibili. Anche il nostro governo dovrebbe fare lo stesso. Di recente per esempio si è scoperto il senatore Ali Ndume finanziava Boko Haram, ma le nostre autorità si sono guardate bene dall’interrogarlo.

 

Chi c’è realmente dietro a Boko Haram?

Finora gli sponsor nazionali e internazionali di Boko Haram sono rimasti del tutto segreti. Gli stessi leader musulmani in Nigeria hanno condannato i loro attacchi, anche se i terroristi sembrano appartenere a una setta islamica. Nessuno sa quindi chi li stia sponsorizzando, ovviamente con l’eccezione del senatore Ndume.

 

Dopo gli attentati alle chiese, anche alcune moschee sono state colpite. E’ stata una vendetta dei cristiani?

 

Assolutamente no. Tutti, e io per primo, sono convinti del fatto che sia stato lo stesso Boko Haram che in precedenza aveva attaccato le chiese.

 

Alhaji Lai Mohammed, segretario dell’Action Congress of Nigeria, ha dichiarato che “se falliamo nella guerra contro il terrorismo, dovremo pagarne le conseguenze che potrebbero portare alla disintegrazione del Paese”. Che cosa ne pensa di queste dichiarazioni?

 

Non le condivido affatto. Alhaji Lai Mohammed è un politico, e parla come un politico. Io non credo invece che accadrà qualcosa nel Sud della Nigeria, dove l’influenza di Boko Haram è pari a zero. Alhaji Lai Mohammed fa queste affermazioni perché l’Action Congress of Nigeria è il partito d’opposizione nel Parlamento federale. Ma dovremmo essere molto, molto più prudenti, evitando di diffondere falsi allarmismi.

 

Come sono le relazioni tra cristiani e musulmani a Lagos?

 

Non esistono praticamente problemi, a Lagos viviamo di mutuo accordo e in modo normale. Cristiani e musulmani mangiano insieme, si sposano tra di loro, convivono insomma in modo pacifico.

 

Se le relazioni tra cristiani e musulmani sono normali, da dove nasce l’odio di Boko Haram?

 

Nel Sud della Nigeria Boko Haram non esiste, ma sta creando devastazioni solo nel Nord. Sono due situazioni molto diverse, e purtroppo quello che a Lagos è una realtà non sempre sembra possibile in altre città del Paese.

 

(Pietro Vernizzi)