Il premier Mario Monti oggi a Parigi ha incontrato il primo ministro francese Francois Fillon. Nel corso della visita, il presidente del Consiglio ha dichiarato che “l’Italia lavora mano nella mano con la Francia, così come con la Germania, per proseguire insieme verso la costruzione europea. L’intesa tra Francia e Italia non soltanto su temi bilaterali ma, e ciò è particolarmente importante, su come realizzare la costruzione europea e sulla sua governance è totale”. Monti ha quindi avuto un colloquio bilaterale con Nicolas Sarkozy, presidente francese, che ha parlato di “perfetta identità di vedute tra Francia e Italia”. Il presidente del Consiglio italiano e il presidente della Repubblica francese si sono quindi dati un nuovo appuntamento a Roma per il 20 gennaio, in occasione del trilaterale cui parteciperà anche il Cancelliere Angela Merkel. L’obiettivo sarà coordinare le linee guida comuni per l’Eurogruppo, che si terrà tre giorni dopo, e per il Consiglio dei ministri dell’Eurozona del 30 gennaio.
Il nostro capo del governo ha aggiunto che “la crisi ha evidenziato le debolezze dell’Europa. Lo squilibrio aggregato dell’Eurozona in termini di finanza pubblica non è particolarmente accentuato, anche Stati Uniti, Regno Unito e Giappone hanno un debito pubblico più pronunciato, ma l’Ue ha degli squilibri al suo interno. Penso che il rischio principale della crisi sia quello della nascita e dello sviluppo di incomprensioni di fondo tra i popoli degli Stati membri. Dobbiamo evitare che ciò che era nato per unire gli europei diventi un fattore di divisione. Se non rimediamo alla crisi dell’Eurozona c’è il rischio di divisioni. L’Europa si è dimostrata più debole di quanto pensavamo che fosse e questo in particolare per le difficoltà a fare fronte ad una crisi che non riguarda l’euro ma gli aspetti finanziari e di bilancio pubblico di alcuni Paesi”. Il presidente del Consiglio ha quindi rivendicato l’impegno del nostro Paese per risanare i conti pubblici, ricordando di avere compiuto “uno sforzo senza pari tra gli Stati europei, ed era giusto che lo facessimo. Non era facile per gli italiani accettarlo, ma lo hanno accettato”.